Pègaso - anno III - n. 12 - dicembre 1931

B. CROCE, Alessandro Manzoni 743 di questo giudizio: ché se poi esso prende l'aspetto d'una condanna, che a taluno potrà parere, nella sua severità, inutile ed inopportuna quanto' ovvia, si deve pure, per comprenderlo ne' ,suoi limiti veri, porlo in relazione con quelle lodi eccessive ed ingiuste di cui s'è detto. Degli avversari del Orocè poi, -per quanto sottili, nessuno riesce veramente a scagionare il loro autore dalla, principale accusa che il cri– tico gli muove: quella, voglio dire, d'aver accettato. dal Sismondi, che egli contraddiceva, la concezione causalistica della storia, fino al punto di riconoscere la morale cattolica come causa efficace negli esempi storici d'azione pietosa e benefica, e di negare che essa possa, considerarsi tale in quelli d'azioni malvagie ed abbominevoli. Mentre è chiaro che quella morale non può esser detta causa né nell'uno né nell'altro caso; e che anzi il concetto stesso di morale cattolica è per sé astratto, mutandosi essa, se non nelle forme, nell'operosità effettiva, con i tempi, anzi con gli uomini singoli. Poiché se è vero, come osserva il Fossi, che all'astratto cattolicesimo del Sismond1 il Mauzoni sostituisce un preciso contenuto di dottrina etica (r in tal modo dissolve anche, se pure indirettamente, l'astrattezza del procedimento ,storico tenuto dal suo avversariò) rimane pur tuttavia certo che una siffatta determinazione è, per quanto ricca e complessa, sempre incompiuta, e arbitraria, né mai s'adegua alla realtà. Neppure è più facile respingere l'altra obiezione crociana, che il Manzoni, combattendo la distinzione posta dal Sismondi fra teologia e morale, venga in pratica a,d accettare il concetto d'un'etica secimdwrn quid, sottomessa ad un'autorità esterna e trascendente. Anche qui infatti il punto di partenza del Manzoni' è giusto:• il punto d'a,rrivo vale sol– tanto per quelli che ne condividono la precisa e sicura fede. Il vero è che i contraddittori cattolici del Croce hanno il torto di credere che sia possibile discutere questi particolari giudizi di lui, fondati sulla pre- r messa d'una determinata concezione della storia e dei problemi morali, senza toccare appun,to quella premessa è sforzar,si di demolirla. In tal modo le ragioni addotte da una, parte e dall'altra non s'incontrano mai. Né d'altronde il giudizio del Croce è così nuovo nel suo insieme (come lo è invece nelle ragioni ch'egli adduce per dimostrarlo) da giustificare un tale insorgere di polemiche. Il Crispolti, che cita il Momigliano, attri- buendogli il merito d'aver fatto « toccare con mano che un tal libro (la Morale Gattobica) era la chiave di gran parte dell'opera manzoniana))' deve ricordare anche le conclusioni del Momigliano appunto sul valore filosofico delle Osservazioni, che cioè esse « non occupano un posto molto notevole nella, letteratura religiosa )) , che mancano di un « vero orga- ntsmo » e di cc novità sostanziale))' che muovono da cc una Verità che sfugge allà logica», che infine cc nel complesso il loro valore è piccolo, anche considera,ndole semplicemente in confronto colle altre opere del Manzoni>>. Veramente il giudizio sulla limitata importanza speculativa delle Osservazioni manzoniane non soltanto coincide con l'impressione di molti, anche fra i giudici più attenti e b~nevoli, ma è dal Croce dimo- strato con perfetta coerenza alle linee direttive del suo sistema e può esser confutato solo in virtù d'un concetto generale diverso e più alto. Piuttosto al Croce si potrebbe muovere il rimprovero d'aver riposto BibliotecaGino Bianco

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