Pègaso - anno III - n. 12 - dicembre 1931

Ricordo di Giovanni Rosadi 727 più ,complessa ragione di ricchezza e l'unica di sicuro primato nel mondo». Intima predilezion~ aveva il Rosadi per l'arte e per gli artisti mo– derni. Per questo coraggiosamente difese in Parlamento le ragioni degli architetti di contro alle esigenze egemoni-eh~ degli ingegneri; e promosse ·poi la istituzione delle scuole cli architettura, tentando anche, in Fi– renze, un audace quanto immaturo esperimento. Per questo, nel ram– mentato discorso di Napoli, diçhiarò solennemente come le mostre d'arte, che pur difendeva e voleva anzi meglio disc.iplinate, non erano né pote– vano essere unico scopo della pittura e della scultura; ma che bisognava torna,re all'antico, quando « commissione e destinazione erano i termini n~i quali era costretta ma non sacrificata la fantasia dell'artista, erano i termini nei quali era segnata a lui una traccia che fortificava il suo lavoro, non permetteva si eonsumasse negli sforzi preambuli di mille ri– cerche erranti nello spazio dell'infinito JJ. « Oggi, - proseguiva, - il costume si è capovolto, la commissione è rara, la destinazione ignota. Allora avviene che si fa il quadro per il quadro, la statua per la statua, l'arte per l'arte JJ. Effetto clel mancato mecenatismo. Tornar~ dunque all'antieo; ma per fare del nuovo. Inaugurando in Lueca la Villa; Guinigi, ripristinata e div~nuta sede di un museo, con molto di spregiudicatezza data la circostanza, incomin– ciava così la sua orazione : cc Di per sé, un avvenimento che sta nel ripristinare e nel conservare non è ragione di grande allegrezza. Meglio una sola creazione nuova che ferva di piena attualità e vibri dei rinno– vati sensi di vita! Tali erano appunto le antiehe opere che noi ci affan– niamo a rimettere in luce o stimiamo degne di ,essere custodite, magari nella fredda prigione di un museo JJ. Il che era benissimo detto. Perché se ben,e sia stato il compilatore della mi_gliore legge che in difesa del patJ:imonio archeologico e artistico nazione europea oggi pos– segga, feticismo per l'anticaglia, per il rudero, per la crosta, il Rosadi non ebbe mai. Anzi, in un eerto momento, sia pure per desiderio di nuova e più intensa vita cittadina, sia ~ più per spirito di ritorsione di eontro ano schiamazzo delle o·che stra.niere, sorte a difesa del Campi– doglio fiorentinQ assalito dai barbari di easa, stette nel campo av– verso ai difensori di Firenze antiea; ed-in una famosa seduta del Consi- · glio Comunale del 23 decembre 1898, in cui si trattò di risparmiare, dopo tante demolizioni inconsulte, almeno il Palazzo di Parte Guelfa e quello dei Oanac,ci, lui, il futuro legislatore diceva: e< L'arte della set::i,, l'arte degli oliandoli, l'arte del cambio sono avvenimenti e sono glorie inar– rivabili della storia fiorentina; ma non per questo si debbono conservare per la sola, ragione storiea quegli edifizi ormai veechi, sucliei, scomposti, alterati, ehe rammentano ma non rac,contano questi eapitoli della nostra storia antica.... La conservazione di quelle memorie si riduee ad una stima di affezione, ma uon ad un culto d'arte, tanto è vero che gli stessi artisti c.onoseono poco o punto quelle memorie)). E continuava. incredibilmente : e< Citerò un fatto, che è capitato a me in questi giorni.... ~ Un insigne artista .... attaccò briga con me a proposito della conserva– zione di Firenze antica. Io lo 1wesi in parola, ... e gli dissi: - Professore, iblioteca·Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy