Pègaso - anno III - n. 10 - ottobre 1931

Settimanali 481 rittura, · del pensiero dello scolaro e, di séguito, di cento e più scolari, 8i sette od otto al giorno, questo sulla ca.rta è molto bello ; nel fatto è inumano, cioèinve;rosimile. E punti punti, come dicono a Firenze; nem– meno cioè per a,iutar la memoria è lecito a quei giudici scrivere una sola cifra. Spesso nel registro {;Omunemente e saviamente chiamato bu,– giardello, i poveri p•rofessori, definito a parole il valore dello scolaro, si appuntano a matita, in caratteri minuscoli perché, non si sa mai, un'ispezione non le riveli, le vecchie cifre d'una volta: cinque dedmi, sei decimi, sette decimi. « Non si sono voluti scomodare», ora dice il feroce Gentile. Ma nemmeno l<'reud, quando era in buona ,salute, riusciva in die<:i minuti di domande a indovin,are il pensiero e, le convinzioni del paziente: a otto pazienti al giorno, a cento o centoventi pa~ienti al mese, e d'estate. Perché di fronte al professore c'è lo scolaro. E il pensiero d'un ra– gazzo di quindici, sedici, diciassett'anni, per quanto si veneri la gio– ventu, nou credo sia tanto facilmente definibile, in dieci minuti o iu dieci ore. La scuola ha un còmpito formativo, su menti, cioè, in forma– zione. Giovanni Gentile, ed è stata la sua generoi,a illusione, pensava alle probabili eccezioni·; ma la scuola, ahimé, o bada umilmente al possibile e all'ordinario o non è scuola. Mi sbaglio, io profano? Quello che è gra.ve , anzi per me commovente, è vedere il Gentile fare adesso con virile lealtà d ichiarazioni come queste. L'Istituto di Monza e la moda. 13 settembre. Ho davanti agli occhi un ricco volume sulla recente mostra che l'Istituto d'industrie artistiche regalmente ospitato nella Villa di Monza, ha fatta l'estate scorsa in Milano coi saggi dei suoi allievi. Felic,i sono questi istituti privati, px·ima di tutto perché sono ricchi e possono permettersi mostre cittadine e· libri, come questo, di lusso; e poi perché possono distribuire come credono meglio le materie da in– segnare nelle scuole e nei laboratorii, e scegliersi gl'insegnanti eh~, vo– gliono, italiani e stranieri. Ma qui non parlo della loro libertà e fe– licità. Parlo dell'arte che là s'insegna e;si produce. A vederla così in fila, in sessanta e più tavole, ci si avvede di tutto il bene e di tutto il male della nostra arte decorativa moderna; e tanto più queste facili scoperte sembrano importanti se si pensa che qui si tratta di scuole, e di ra- gazzi da formare. · Prima di tutto, qui trovi il riflesso di tutte le mode degli ultimi cinque o sei anni : svedesi e viennesi, bavaresi e oèchi, congolesi e ra– zionalisti, cubisti ed espressionisti, Bourdelle e De Ohirico, Hoffmann e Modigliani, Brandt e Ponti: un repertorio di figurini pressappoco, taluni spiritosi e quelli dell'altro ieri, anche malinconici. ,Si pensa al vecchio dise,gno satirico col cuorè della ragazza da, marito : vi si vedevano il naso di Tizio, la cravatta di Caio, la bocca di Sempronio, il vestito di Ottavio, ""l:locchi di Mevio. Erano i dispera.ti desiderii di lei. Ma dove trovare l'uomo adorabile e vivo che radunasse in sé tutti quei pregi stupendi ? Può, nella confusione d'oggi, una scuola avere un suo cara~tere defi~ito, nei ricami come negli intagli, nei tappeti come nelle ceramiche, raggmn- 30, - Pèg<tSO. ibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy