Pègaso - anno III - n. 9 - settembre 1931

VILLA BEATRICE. STORIA DI UNA DONNA. PARTEJ SECONDA. CAPITOLO VIII. (Séguito ). Pierino era stato presente al discorso di Beatrice, aveva veduto andarsene gli altri, aveva aiutato la zia a rimettere in ordine, affret– tando in cuore il momento che anche la zia se ne andasse per rima– ner nella villa solo con Beatrice. Solo con lei nella villa. Questo pensiero gli era lampeggiato improvvisamente e gli aveva messo una smania, una palpitazione. Rimaner in tutta la villa solo con lei. Non c'era nulla di definito, di certo, nessuna immaginazione det~r– minata, nessun desiderio precisamente formato; ma l'idea sola di questa cosa gli metteva il cuore alla gola. E quando la zia, che egli aveva, dalla finestra, seguìto con gli occhi, scomparve, egli sentì il silenzio e la solitudine della villa : egli, in un altro mondo : tutte le cose d'intorno fatte magicamente diverse. E in questo stato, passò da una stanza all'altra, col respiro sospeso, il passo guar· dingo 1 il cuore che gli palpitava. Nessuno, nessuno davvero. Ma su: su, lei. Questa consapevolezza era, però diventata, nella fantasia, come una cosa che aveva anch'essa dell'irreale: se egli avesse avuto precisa la coscienza che in una stanza su al primo piano c'era viva e vera quella persona, egli non avrebbe messo così il piede sul primo gradino della scala che portava su, non avrebbe salito ·1a scala così come la sali, fra trasognato e anelante. E arrivato sul pianerottolo, gli fu naturale la mossa di premersi con la mano aperta il petto a poter fare un respiro di fondo. Evidentemente, lo spingeva una forza, di cui non sarebbe stato egli stesso capace di rendersi conto. Se. egli si fosse visto, non si sarebbe riconosciuto, Tese l'orecchio al suo passo, stupefatto di non far rumore. Dagli usci delle stanze aperte sul corridoio, dalla vetrata a colori in fondo, la luce del sole d'autunno. E codesta luce, col senso delFaria spaziosa che sa di_ cielo - l'aria dei piani alti delle ville - finì di trasportare Pierino fuori di sé. C'era negli occhi, in tutta la faccia, in tutta la figura ctel sedicenne vestito con la giac– chettina a righine, una specie di sogno, di sogno insensato. Ohe cosa voleva, perché aveva desiderato d'essere i-olo, egli e lei, soli, in tutta Biblioteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy