Pègaso - anno III - n. 9 - settembre 1931

Settimanali 337 , ma,gine di lui morto e giac,ente sembrerà, a chi l'ama, più degno e· più ca,ro. La scultura italia.na oggi è la prima d'Europa,. Non si troverà uno scultore capace di darci in un anno una statua di Ugo Foscolo ? Reinhardt, l'attore, lo spettatore e l'amore. 16 agosto. « Nativo di quell'Isola dei Beati ai quali è dato di mutar volto fino all'ultimo loro giorno, io non vivo solamente la mia propria e, del resto, assai instabile vita, ma anche quella di mille altre figune che dalla poesia d'oggi e del pas-sato entrano nella sfera, della mia esistenza. Sento la loro indole ,e il loro destino come se quelle persone mi stessero davanti agli occhi vive e ,spiranti. Esse si rivolgono continuamente a me perché io le li.beri dàl mondo del sogno e le riconduca nel mondo degli uomimi.... Cosi io vago sulla stretta frontiera tra sogno e realtà>>. Max Reinhardt ha cominciato con queste parole il discorso tenuto a Vienna nel congres,so del Rotary il 24 giugno sul compito dell'arte drammatica. Sono le pagine più ,chiare originali e sà.cure che io abbia lette sui rapporti, oggi tra spettatore e attore: tanto essenziali che ci si può divertire a trarne deduzioni infinite, ma riaslrumerle non si può. Il fatto _che l'educazione, l'urbanità, il ritegno, le civili maniere, insomma, del pubblico siano pian piano state adottate anche dagli attori imborghesiti, è per Max Reinhardt la .prima, ragione della rarità, oggi, dei grandi attori. « Il codice di società ha ormai corrotto l'attore il quale avrebbe l'obbligo professionale d'essere un uomo di passione. Come può un attore che ha m esso radici nella tranquilla vita quotidiana delle classi medie, assume.re una sera all'improvviso la parte di un re pazzo le cui passio ni sconvol te infuriano come un uragano,? Come può arrivare a farci cr,edere che si uccide per amore o che per gelosia uccide un altr'uomo? Nel teatro d'oggi non ci sono quaisi più amorosi. Al con– fronto 1() donne sono rimaste più impulsive perché sono ancora più degli uomini vicine alla natura)). Una volta, gli attori esclusi da.Ila società civile o appena tollerati erano tutti, anima e corpo, dell'arte loro. Non: si potrebbe trovare qui la ragione per cui gli attori in dialetto, anc6ra vicini al popolo, anzi popolo essi stessi, sono ormai più vivi e persuasivi degli attori in lingua, e una compagnia russa, più mossa e commossa di una compagnia italiana o francese ? Reinhardt non teme la concorrenza del «pallido.cugino del teatro)), il cinematografo, perché « tra la gente viva e le ombre sullo ,sichermoim– mutabili e prestabilite non può accadere quell'unione mistica e insieme reale donde nascono la vita di questo mondo e la sua replica artistica che si chiama teatro)). Anche più aièuto è Reinhardt là dove considera i rap;porti tra attore e spettatore. « lo spettatore è la metà dell'attore e talvolta la sua mi- - gliore metà>>. Lette le pagine in cui Reinhardt srvolge la sua tesi, ci si domanda se la crisi del teatro oggi non sia prima di tutto una crisi dell'animo e dei costumi dello spettatore. Ma riformare lo spettatore non ·sarà anche più difficile che riformare l'attore? 22. - Pb/tUW,

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