Pègaso - anno III - n. 8 - agosto 1931

La Valchiria e l'Ercole .balbuziente 171 Nell'atto di'aprire il caJI1cello<l'ingresso la donrna dette urn'oc– chiata illl su, alle finestre del secollldo piano dov'era lo studio del :figUolo. Fu urn'occhiata rapida; poi abbassò lo sguardo alle rose e lenta, quasi assorta, traversò il giardinetto, sali la gradinata e sparì illel portone. Il vecehio tratteneva il fiato. Era quasi certo che sarebbe salita direttamente al piano di sopra; ma quando la intese passare da– vanti alla porta del suo studio senza fermarsi, mise fuori un so– spirone e disse : « ça y est >>- Perché per dire ainche a se stesso certe cose uill po' scabrose ado– perava il francese. Aveva impugnato la tavolozza e dava di gran pernlllellate al qua– dro delle Valchirie. Faceva di tutto per distogliere il pensiero da quel che succedeva sulla sua testa, aJ piamo di sopra nello studio del :figliolo. Ma nolll gli riusciva. Senza, volerlo, tra una peinnellata e l'altra gli scappava detto : « ça y est, ça y est>>. Aveva urn bel te– lllere a guinzaglio l'immaginazione, li, alla sua pittura. Gli scap– pava via. Posò la tavolozza, i pernnelli. Si mise illl .capo il cappello per uscire e far quattro passi; ma se lo levò subito e lo buttò sopra a' una seggiola. Poi arndò al pianoforte, l'aprì e con qualllta forza aveva attaecò la Marcia di Rakowski. Fragor-osamente, tumultuosamente, trionfalmente. ENRICO SACCHEJTrI. Hi_blioteca Gino Bianco

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