Pègaso - anno III - n. 7 - luglio 1931

Discorsi sulla guerra di Lucca 7 « Abbiamo avuto una guerra lunga e pericolosa, nella quale per non ci ingannare abbiamo messo assai della dignità della nostra città, speso tesoro infinito, afflitte le forze nostre ; non ci ritiene la ragione, non la memoria di tanti e sì freschi mali, che di nostra volontà non pigliamo una guerra poco giusta, non breve, piena di spesa, di pericoli e istrumento a turbare la pace di tutta Italia; se aremo avversità alcuna sarà ancora maggiore la vergogna che il danno, perché ognuno giudicherà essere bene fatto, da ognuno sarà biasimata la nostra imprudenza e ambizione. « Parlo liberamente perché lo ricerca l' importanza del caso, e che il consiglio mio sia fedele lo mostra che io consiglio pace, non guerra; la quale, quando bene la sia consigliata per necessità, il popolo suole venire in sospetto che i cittadini per interesse proprio non desiderino la guerra. So bene che quanto al particolare mio arei a desiderare non essere creduto, perché i consigli buoni sono più lodati e cognosciuti quando non sono stati seguitati. « Dissuasi la prima pace col Duca : non fu accettato allora il parere mio; i mali che ne seguirono mi dettono appresso a voi ripu– tazione, e spesso nelle avversità che sopravvennono era ricordato da molti il consiglio mio. Dio voglia che, come è stato in altri tempi, Lucca non sia anche ora fatale a questa città, e che, come allora il confortare la guerra, così ora il consigliare la pace, il deliberare voi il contrario, non accresca, con danno ed infamia della città, la opinione forse non vera del giudicio mio>>. Vano fu il parlare di Niccolò da Uzzano perché lo appetito di Lucca non lasciava cognoscere le difficoltà ed i pericoli. FRANCEJSCO GUICCIARDINI. NOTA. - 'Il passo qui riprodotto si trova nel predetto Archivio Guicciardini, tra le carte di Francesco, filza XVIII (« Bozze autografe di una storia di Fi– renze»), c. 178. Una prima stesura del discorso di Niccolò da Uzzano si trova nello stesso Archivio Gudcciardini (Oarte di F. G., filza ~III, inserto 13, c. 21t-23). Che il testo qui riprodotto sia la lezione definitiva, è dimostrato dalla forma più netta e curata, meglio corrispondente allo stile dell'Autore, e dal fatto che il discorso è inserito nella narrazione a seguito di queÌlo di Rinaldo. Si è creduto opportuno a=odernare la grafia del testo per facilitarne la let– tura e la comprensione. Rendo grazie al Conte Paolo Guicciardini che, con la sua usata liberalità, mi ha permesso di lavorare nel suo Archivio. A. D. BibliotecaGino Bianco

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