Pègaso - anno III - n. 7 - luglio 1931

94 G. Pasquali Di tali elenchi se ne trovano in tutta Europa, ma l'Italia ne ha di antichissimi, copiosissimi, preziosis-simi. Già Ludovico Antonio Muratori. copiò un catalogo di Bobbio da un codice ora scomparso: 666 numeri! Egli attribuiva quel catalogo al X secolo; il conven_to di Bo?bi_o fu fondato dall'Irlandese San Colombano, nel 615; ma, 1 manoscritti prn antichi che erano in esso conservati, provenivano secondo ogni prob~ bilità dalla rac~olta di quel monastero di Vivarium (presso Squillace nell'odierna Calabria) che il éancelliere di 'reodorico, Cassiodoro, riti– ratosi dagli affari di Stato, fondò verso la metà del VI secolo, perch'esso fosse insieme luogo di edificazione, biblioteca e officina scrittoria. La bi– blioteca di Bobbio è dispersa ma ricostruibile; e _attraverso essa (e in qualche modo anche attraverso la Capitolare di Verona) si ricostruisce Vi vario. Una biblioteca del VI secolo ancora in parte conservata,! Un tale miracolo non è possibile se non in Italia. Del 1093 è un -cata-logo, minuziosissimo, di Pomposa: del 1166 uno di Nonantola; del i-ecolo XII ancora uno di Montecassino. Tutti e tre questi c.onventi appartenevano all'ordine di San Benedetto, come l'eremo di Fonte Avellana, il convento di Sant'Eutizio presso Norcia e quello di Sant'Angelo ad Forrnas presso Capua, di cui abbiamo cataloghi rispetti– vamente dell'XI, degli anni tra il 1159 e il 1170 e del XII secolo. Ma bi– blioteche ci erano anche nelle cattedrali: è del 984 l'inventario del the– saurarium della cattedrale di Cremona, del 1135 quello della Capitolàre di Treviso. Più antica ancora è una biblioteca laica, quella del conte Everardo del Ji'riuli, un uomo assai notevole che fu in relazione con i maggiori dotti dell'età carolingia: il testamento che la divide tra i suoi figlioli è dell'837. Anche la ]!'rancia e la Germania hanno per i secoli tra l' VIII e il XII moltis.simo, forse più dell'Italia, ma, se vedo bene, già nel XIII secolo la nostra, patria riprende il sopravvento e non lo- perde più. · Purtroppo questo materiale immenso, se è già per buona parte in qualche modo noto, non è ancora né pubblicato in maniera a,deguata né raccolto in volumi facilmente accessibili. Certo, un bibliotecario di Bonn, G. Becker, pubblicava, nella, sua città nel 1885 i Catal'oghi biblio– thecarurn a,ntiqui. Ma, lasciando stare che quest'opera riproduce troppo, spesso meccanicamente pubblica:,,ioni non esemplari, essa dà il testo solo– dei cataloghi anteriori al XIII secolo, degli altri ,solo l'indicazione bi_: bliogra fica,. Il XIII è pi•oprio per l'Italia, già Rinascimento; e noi ab– bia.mo bisogno proprio di un'opera che 'giunga almeno al 1500, compr:en– dendo c osì quelle bib1ioteche umanistiche che, confluendo, hanno arric– chito o formato le maggjori ·nostre raccolte, la Vaticana, la Lauren– ziana, la Marciana, l'Ambrosdana. Molto più ricca e più :Critica è l'opera. di Th. Gottlieb sulle biblioteche del Medioevo (Lipsia, 1890). Ma essa, estende a, tutti i cataloghi il principio seguìto dal Becker per gli ultimi secoli del Medioevo : dà sotto il nome delle singole biblioteche medievali l'~lenco dei cataloghi: così siamo rimandati a pubblicazioni spesso inac– cessibili. Inoltre, la disposizione è poco pratica: il Gottlieb ha relegato• in appendice tutte• quelle indicazioni medievali su biblioteche che non hanno forma d'inventario, quasi contasse qui la,· forma e non la so-- BibliotecaGino Bianco

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