Pègaso - anno III - n. 7 - luglio 1931

. PER UNA RACCOLTA DEI CATALOGHI MEDIEVALI DELLE BIBLIOTECHE D' ITALIA. Per intendere l'uomo medievale noi abbiamo bisogno di sapere di che libri egli si nutrisse: dimmi che cosa tu leggi e ti dirò chi sei, è massima che non va,le soltanto per noi moderni. Ora proprio per il Medioevo le attestazioni fededegne di libri letti scarseggiano forse più che per le età, più antiche e per quelle più recenti; citazioni, valgono poco, perché possono essere (e spesso si dimostra che di fatto sono) di seconda mano, prese, per esempio, da florilegi. Per delineare con sicu– rezza ed esattezza la storia della civiltà medievale d'Italia noi dobbiamo sapere di che opere dei classici pagani e dei classici cristiani, i padri della Chiesa, di teologi, filosofi, grammatici, encirlopedisti medievali esistessero esemplari in ciascuna delle regiol1i della nostra patria, nei centri maggiori di cultura che furono per lungo tempo i conventi, specie benedettini, e i capitoli delle chiese maggior.i. Ebbene, esiste anc6ra tutta una serie di fonti, se pure molte sono come interrate, dalle quali possiamo attingere risposta a tali domande. Nei manoscritti del no– stro Medioevo latino si trovano sovente elenchi di libri, e talvolta i ca– taloghi sono rimasti là dov'erano stati messi insieme, nella biblioteca alla quale appartenevano; più spesso sono pa,ssati in raccolte maggiori, in quelle nelle quali le biblioteche più antiche sono ,state, in tutto o, troppo spesso, in parte, incorporate. Si può qui soltanto accennare come tali elenchi siano utilissimi anche alla storia e alla ricostruzione dei testi dell'antichità classica, come a\ filologo editore e critico del testo sia, per il suo compito, spesso indispensabile sapere per che mani un autore sia passato prima di giungere a noi: non soltanto le mani dei ladri, anche quelle dei copisti e dei correttori lasciano il segno su tutto ciò che toc– .cano. Grazie a quei cataloghi noi possiamo talvolta seguire un testo nelle sue peregrinazioni.; vediamo talvolta. com'esso vada da un centro determinato diffondendosi per tutta, Europa. E questa conoscenza è fon– damento necessario di quella raccolta di << Testi nazionali di classici greci e latini», ch'è mata voluta dal presente Governo e che per for– tuna procede senza frettolosità che le nuocerebbero. Tali ed.izioni, se non vogliono limi.ta: rsi a riprodurre i testi precedenti con qualche con– gettura di pi ù o di meno (e per un fin~ così modesto non occorrerebbe che lo Sta,to spendesse tanto danaro e incomodasse tante dotte persone), dovranno secondo me fondarsi sur uno studio completo della storia della tradizione, quale sinora è stato tentato solo per pochissimi auturi. Così soltanto PSse p-0tra,nno riuscire di utilità durevole.

RkJQdWJsaXNoZXIy