Pègaso - anno III - n. 7 - luglio 1931

92 U. Ojetti - Settimanali a-1grido ùella grande scena,. Chi l'aveva uùita da giovan~ e pel ricordo e pel confronto aveva il cuore gonfio, avrebbe voluto gr~dare basta, e inveoe applaudiva, applaudiva per consolare se stesso e le1. Estate. 28 giugno. Vorrei ,sempre andare ù'ac,cordo con la maggioranza del mio prossimo, o almeno dei lettori; e quando sento che il disaccor-do è irreparabile, invece di tac~re, provo a, spiegare come e perché la penso cosi : che è il modo più certo per ag·gravar•e il dissenso. A me, per un es,empio, delle quattro ~tagioni quella eh~ più dispiac~ è l'estate, e in– torno a me donne e uomini, vecchi e giovani, invece la benedicono, a cominciare dai colleghi che sciamano a,1mare e al inonte proponendosi finalmen te ·nei mes i di vacanza, liberi dagli obblighi e daH'orario citta– dino, di comincia.re e di finire il solito, capolavoro. Per molti è la stagione delle cu re, e devi a scoltarli enumerare con più o meno pudore le loi-o tare, malanni e paure, che d'inverno ti permettono d'ignorare. Per altri la villeggiatura, è la, visibile misura della loro vera o finta ricchezza, e più l'albergo è a-lto sul livello del mare e costoso, più accuratamente lo descrivono e lo consigliano, così che, fossi il fisco, non dal numero delle finestre d'un appartamento o dai domestici o dalle vetture vorrei giu– dicare la rendita di quei tali, ma dalle I dorate villeggiature. Per altri ancora è la stagione dei lontani viaggi. Ma d'estate le città sono vuote perché gli abitanti sono, anch'essi andati a villeggiare, ,e cosi quelli co– noscono le strade, i monumenti, i musei e gli alberghi, non gli uomini e i desideri d'un popolo, cioè quello che a me più im,porterebbe. Per le donne poi, bagni di sole o bagni di mare, questa è la stagione della lecita e pubblica nudità, la quale talvolta. fa un bel vedere ma spesso è una rivelazione pietosa perché della donna che più o meno vestita era d'inverno sembrata adorabile, oca si scoprono le gambe stec– chite, le ginocchia, canine, i seni stanchi, il ventre allentato, Aggiungo, poiché mi confesso, che anche la Vener~ del Campidoglio o quella di Ti– ziano a me piace rimirarmele fi!Uandodavanti non trovo• un'ingorda ca-1ca cli turisti, e stranieri per giunta, i qua.Ii sembra si dicano: - Le belle ita.Jiane sono fatte cosi. Ancora, d'estate tutto queÙo che fa la nostra stabile felicità, amici, consuetudini, la, voro, tutt o ,è disperso, lontano anche dal nostro telefono e_s'è costretti a resta.re murati in casa faccia a faccia con noi stessi ovvero a fuggire anche n oi, ad andare t!ioè contro voglia a viaggiare o a' villeggiare, sospirando la casa lontana e la pace che s'è perduta e il tempo che si perde. Infine, nella spietata luce e nell'aria torrida ·dell'estate sembra che questa nostra diletta piccola terra sia come assorbita dall'infinito 'senza più seg1·eti e ripari, pronta a disgregarsi e a svaporare, e che l'illusione d'indipendenza dai capricciosi elementi, che e.on millenni di fatica, e d'astuzia l'uomo s',è creata, 'vacilli e si disp erda. C on l'autunno tutto è da ricominciare, dalle vecchie abitudini al1e nuove speranze. Estate stagione da selvaggi e da nomadi. E che tanti là, amino e la aspettin~ · come una l~berazione, prova quanto tenue sia il velo della nostra civiltà. UGO 0JETTI. BibliotecaGino Bianco

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