Pègaso - anno III - n. 2 - febbraio 1931

242 A. NEGRI, Vespertina vespertina per lei è giunta, pur rimpiang,endo, ella accorderà i suoi re– spiri, le sue parole in quell'ombra. Intona, sì, ancora a se stessa, o sempre nuova, o non guarita mai dall'inquieto mal di giovinezza, ma sa anche ripetersi le verità più dure,. solo una volta si vive; o donna, e tu del tuo giorno sei già verso la fine. E se il cuore le pesa non si ribella: Ritrovarti ogni mattina nella casa deserta; e in essa attendere la tua notte deserta Sempre sul cuore il tuo dolor ti preme più grave che non sia peso di pietra. Il suo sospiro alla vita perduta sa trovare accenti pacati. Già così tardi ? già cosi lontano ? Se ode una serena.ta nella notte, il suo rimpianto s•a velarsi di grazia. Dolce sia la notte a chi canta d'amore! Se ricorda, ritrova se stessa quasi in idillio. Ricordi, rm giorno ? .Amavi. E, se di sole t'entrava un raggio dal balcon aperto, eri quel raggio, fra la terra e il cielo : se veniva improvviso a inebriarti un effluvio di rose, ecco, e tu eri fresca rosa olezzante in un giardino : se a te saliva un canto, eri quel canto. L'ora vespertina, la rinuncia hanno anch'esse il loro compenso, la loro serenità: gioire con le rondini, che a vespro in giri e giri senza fine stridono radendo i tetti con !'oblique penne, e più stridon più impazzano, e d'un tratto scompaiono, inghiottite dalle prime ombre. E le cose sono buone ancora, e cli più umana bontà, se ella ora può volgersi a loro con pacato occhio : I Campane a gloria, ill questa pia domenica di settembre, ch'è tutta voli d'api sull'uve, e gioia d'uomini e di sole nell'attesa che passi la Madonna. BibliotecaGino Bianco

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