Pègaso - anno III - n. 2 - febbraio 1931

234 M. Valgimigli - La poesia di Diego Valeri Perciò io non direi, come disse l'amico Pancrazi in una pagina assai fine, tra le più .fini sue e di quante su Diego Valeri sono state scritte, non direi che « manca ano6ra al Vale1·i quella, certezza conclusiva, quel sigillo suo, per cui un poeta si stacca e definisce, nella, memoria degli altri, ,e talvolta con un verso, una frase sola)), Rileggo La, gioia perfetta, che non è delle ultime. Come triste il giorno di maggio Un vicolo scuro: ma si vede, dalla luce in alto, che c'è tanto sole pm in là; sopra le case il cielo è vuoto, ma si sente, d,a.tanti gridi, che ci sono tante rondini più in là. Il poeta ha pena di questo vicolo povero e solo. Si avvicina, s'indugia, guarda: tante rose a un davanzale; su la soglia di una casa di pezzenti, un bimbo, piccino, sparuto, e nel piccolo volto due grandi occhi, stupefatti, che guardano in su; di dentro casa, una voce di mamma, che canta. Il sole le rondini l'aria serena, non im– porta se non sono lì, se sono più in là; anche lì è maggio; anche alla via poveretta maggio ha portato suoi doni, quelle ros(;), quegli occhi, quel canto. È un breve canto che una volta udito non dimentichiamo più; quelle rose rosse, quegli occhi grandi di bimbo, una volta veduti non li dimentichiamo più. E rileggo Strimpellata . .Sei tutta mobile e fuggitiva, come l'onda che tocca la riva, posa un istante, e poi guizza via; e la penultima strofa, ch',è veramente uno scoppio di gioia e di gloria: tutta gloriosa come lo scoppio del campanile che suona a doppio, alto nel cielo, l'Avemaria; e l'ultima, che si stempera in un desiderio e in un sospiro : sei tutta incanto, o viso magato, come V~ezia che t'ha donato il suo segreto di poesia. Rileggiamo ; o meglio ricordiamo e r~petiamo ; e diciamo : Valeri. Il quale Valeri, e questo sia dt:ltto a compimento e chiarimento di quel che dissi a principio, la sua poeticità diffusa la raocoglie e purifica e distilla in poesia tutta quanta; non gliene resta a turbargli « quel– l'altro lavoro>> cui egli accenna nella prefazione. Perché il Valeri insegna a Venezia in un liceo, e qui a Padova all'Università: e a scuola arriva i;iempre,in orario; e i compiti degli scolari corregge dal primo all'ul– timo; e mangia di buon appetito. MANARA VALGIMIGLI. , BibliotecaGino Bianco

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