Pègaso - anno III - n. 2 - febbraio 1931

La poesia di Diego Valeri 229 vari, durevoli o momentanei, i quali tutti, cadendo in una fantasia crea– trice, pèrdono il pratico e il contingente, e diventano poesia, arte, crea– zione. Archiloco era uomo collerico e malinconico, si irritava e si incu– piva, stringeva i pugni e scrollava le spalle; ma era anche poeta, e questi atteggiamenti, in lui, diventarono espressioni di poesia. Anche dello stato d'animo che diciamo poeticità diffusa, e che è comunissimo come e più di tanti altri, accade lo stesso. Se non che questo, per certa sua affinità apparente con la poesia, per certo suo fondo di reminiscenze letterarie, per certi suoi contatti di cultura, incontra forse difficoltà maggiori : il passaggio da poeticità a poesia illude spesso come avvenuto e non è; e certe scritture, poesia o romanzo, di scrittori cosi detti cre– puscolari, troppo spesso, ed è inutile fare nomi e dare esempi, sono più poeticità che poesia. Se poesia diviene, ed è cosa rara, allora codesta poeticità perde il vago e il ridicolo, si purifica e si nobilita, e il senti– mentale diviene sentimento, la sdolcinatura gentilezza e purezza, l'aereo il sognato l'astratto si precisano e si concretano in immagine e canto. Tale è il caso, singolarissimo, della poesia di Diego Valeri. Il quale ha, pur rasentato, e talora toccato, il pericolo che la sua poesia restasse poeticità; ma anche e assai presto se ne -è scosso, se n'è disciolto, .e ne è venuto fuori poeta schietto. C'è, in questo libro (Poesie vecchie e nuove, Mondadori, 1930), uu gruppo di poesie, le quali, anche se far previ– sioni su l'avvenire sia sempre pericoloso e orgoglioso, io credo reste- 1·anno, fra tante del nostro primo novecento, con voce limpida e distinta. Dunque il Valeri non è poeta di sentimenti grandi e profondi, né rari, né ricercati da sottili accorgimenti e tormenti; né di pensieri lun– gamente meditati, né largamente arricchiti da speciali esperienze di vita e di storia: egli canta l'amore, la malinconia, o meglio, suoi amori e dolori, sue nostalgie e malinconie, e la giovinezza che fugge, e la vita che è gioia e pena, dolcezza e amarezza. Soggetti comuni e consueti e triti. Giovinezza, e gioie d'amore, e malinconie e rimpianti, già Mim– nermo cantò per il primo, e tanti altri poeti e non poeti cantarono dopo di lui; e, al solito, la differenza tra poeti e non poeti ,è che codesti sog– getti, nei non poeti, sono tutto, parole e schemi verbali, senza una voce che richiami e raccolga, senza un accento che intoni e misuri, e ordini e distribuisca; e nei poeti non sono nulla, o appena punto di partenza e pretesto, e la poesia è altrove, e si riflette anche su questi argomenti comuni e triti, che ne ricevono accento e tono, e misura e ordine, in . ogni poeta singolari· e diversi. Allo stesso modo tanti poeti e non poeti poetarono albe. e tramonti, primavere ed autunni, e insomma rifletterono e diffusero su spettacoli di natura la loro sensibilità e poeticità; ma pochi poeti soltanto codesta poeticità seppero comporre in un loro centro, tramutare in sentimento, conyertire in interpretazione ed espressione di sé, fermata e conchiusa in linee di vera poesia. Questo libro del Valeri è ricco come pochi altri di queste che posson parere descrizioni consuete di consueti fenomeni naturali : trascorrono per tutti i suoi versi fresche mattine e colorati tramonti, e alberi e fiori e campagne e acque, e le vicende delle stagioni mutevoli; e cieli torbidi e azzurri, e piogge estive ehe scendono dal monte alla pianura con loro strie e frange e strascichi BibliotecaGino Bianco

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