Pègaso - anno III - n. 2 - febbraio 1931

L' imperatore « parvenu » 223 Qualche campioncino ne abbiamo come quando Don Abbondio dice a proposito dell'Innominato : « ci vuole tanto a fare il galantuomo tutta la vita, come, ho fatto io?>>. Sarebbe anche divertente sentire da Don Abbondio se i popoli si governano da sé, oppure abbiano bisogno di un governatore. Certo Don Abbondio. che non seppe condurre i suoi parrocchiani un po' in ordine, neppur.e per andare incontro al cardinale, e « dopo aver detto tre o quattro volte: adagio, in fila, che fate? si voltò indispettito», non avrebbe mai guidato uomini. Per guidare uomini non pare che la generosità e il sentimento siano le doti più necessarie. Pr__obabilmente.si deve nascere guidatori di uomini come .si nasce poeti (poeti veri, s'intende: aquile, non passerotti). Questi reggitori di uomini, questi timonieri di nazioni, tutto dà a credere siano forniti di un cuore in tempra .speciale. Il cuore, che è fatto di carne, deve essere resistente per sopportare sforzi più terribili che non ogni -più perf~tto motore che è fatto di acciaio. Talvolta sembra che queste creature privilegfatl:l siano fornite anche di virtù profetica, ma non per arti magiche : semplicemeinte per una valutazione esatta non soltanto della qualità, ma della quantità (poli– rnorfismo, come dicono i chimici) delle parti costituenti le molecole umane. Il principe di Bismarck, quando, nel 1907, al tempo del ç,onvegno di Reval, vide prospettarsi la guerra d,ei tre Imperi, Russia, Austria, Germania, e disse che l'esito militare era dubbio, ma quasi certo che i tre Imperatori tutti e tre ne avrebbero pagato le •spese, si rivelò, benché vecchio, fornito di acume visivo assai più di molti giovani. Napoleone III ha una curiosa vista : come quella dei dannati di Dante, che han mala vista. Vede da lontano cose meravigliose, ma quando si appressano, non le distingue più bene, non le dòmina più con la realtà come le dominava col sogno. Egli è un uomo sospinto da un'ombra, la gigantesca ombra emersa dal sepolcro di ,Sant'Elena; e va, e va finché arriva sul trono (li Francia, e per diciotto anni è, e sembra arbitro d'Europa. Nella parola lenta, nel parlare sentenzioso, negli occhi socchiusi, in una certa apparente freddezza e insensibilità, è in lui qualcosa del son– nàmbulo. Nella sua giovanezza ha studiato, ha letto, ha scritto anche di tante cose: dall'estinzione del paiiperismo ai trattati di artiglieria. Negli ultimi anni, quando l'Impero scricchiola da tutte parti, si conforta dettando la vita del Divus Jiilius Oaesar. ·•Si ricordava ? Si ricordava del tem po lontano quando passò per Romagna, giovanetto, e fermò il cava.no e scese a bere l'acqua del Ru– bicone? A che tende quest'uomo impenetrabile che è salito sul trono di Francia? La sfinge non tarderà molto a rivelare il suo mistero. La cugina di lui, principessa Matilde Bonaparte, sorella del principe imperiale Gerolamo, quegli che l'ava, mater regum, chiamò per vezzo Plon Plon (e giustamente il Mazzucchelli lo designa come il buon genio BibliotecaGino Bianco

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