Pègaso - anno III - n. 2 - febbraio 1931

218 U. Ojetti . d'immobilità sotto il bombardamento, trovi questi sguardi verso l'alto e l'infinito, questo desiderio di concordia tra, lui e il cielo. V'è quasi una progressione dalla speranza alla, fiducia in una siffatta concordla più su degli uomini, fino a queste quattro righe rivelatrici: « Nel cielo è tutto un sibilare, di granate che vanno e che vengono. Durante un bombardamento, io non amo la comp.agnia. Mi piace di starmene solo. Ho la superstizio'°e che sia più difficile trovarmi». Quest'uomo che contro il Vae soli dell'Ecclesiaste, par che dica alla sort!'l: - Son qui, se osi, - può non essere un capo ? Sempre tra lui e i compa,g·ni rimane una distanza di qualche passo, come di chi vuole vederli dal capo ai piedi e misurarli, oggi per la guerra che s'ha, da vincere, domani per la pace che s'ha, da meritare. Trawi pericoli, i disagi e le fatiche, anche inchiodato sul letto dell'ospe– dale di Ronchi sotto il grandinare dei proiettili, questo bersagliere con– duce instancabile la sua inchiesta sugl'Italiani. « Il morale dei soldati che hanno battuto le vie del mondo, ,è più alto di quello dei soldati che non mosse['o mai piede oltre la cerchia del borgo natio .... ,Il morale dei soldati dipende da quello degli ufficiali che li comandano.... In ogni compagnia di duecentocinquanta uomini ci sono una quar.antina di individui indefinibili che possono essere valorosi o vigliacchi, a, se– conda delle circostanze.... Questa guerra è il grande crogiuolo che mi– schia e fonde tutti gli italiani. Il regionalismo è finito .... Qui nessuno dice: - Torno al mio paese. - Si dic!,'l: - Tornare in Italia». E mai una critica agli ordini dei capi, aUa condotta delle opera– zioni, ai rifornimenti tardivi, che pure erano i discorsi di tutti. Una sola volta il bersagliere Mussolini pensa a quel che non si fa per tenere _alto il morale del soldato italiano. Ma « non è il caso ora di dirlo ii. E sicuro soggiung·e: « Verrà il tempo anche per questo discorso ii. Niente altro. :EJ il solo accenno all'avvenire: una promessa. Politica e letteratura in Francia. 11 gennaio. Ramo1?-Fernandez è forse, tra gli scrittori francesi ve~ nuti in luce dopo la guerra, il più acuto e pacato. Se non s'ha paura d'un gioco di parole, si può dire che oggi egli •è il più saggio tra gli scrittori di saggi, Inghilterra compresa.· A dir saggio non dico soltanto prudente. Questo è un comodo significato che la parola saviezza, ha preso in italiano nei tempi di servitù. Saviezza, invece significa, prima di tutto avvedutezza e ponderazione, cioè anche prontezza, e diretta conoscenza'. non dei soli libri, ma, prima cli tutto, di fatti e, d'uomini. Un savio, tutto ben ponderato, può essere un modello d'audacia. In questo senso Ramon Fernandez è un classico perché ragiona, sugli uomini e -~ulla realtà, e non sulla sola letteratura com~ fanno gli universitari i quali intendono per classicismo soltanto lo studio e l'imitazione dei libri che si leggono in classe. Insomma, egli è prima, -ai tutto un moralista, anche .quando non fa che critica di letteratura. Oggi leggo cli lui nell'ultima Nouvelle Revue Française, a propo– sito della revisione dei trattati, queste savie parole: « Se è vero che BibliotecaGino Bianco

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