Pègaso - anno III - n. 2 - febbraio 1931

216 E. Pca - .Ln figlioccia padrone fosse veramente apparso, la ra.gazza ulivastra era già pie– gata ginocchiO!lli. Il padrone, alla vista della ragazza in ginocchio, si ricordò di un'altra volta sotto il portico. Ma sotto il portico, l'ombra della tettoia impediva di vederla così candida oome adesso la luna la rendeva, cirC-01nfusadi ,madreperla con le cose vicine : il bossolo, la ghiaia del viale e le rame degli alberi spogli. E come quella volta che l'aveva vista in preghiera sotto il portico, il padrone non osava dire una parola. Restava come in contemplazione che è il principio della preghiera. Si può dire che pregasse anche lui, se quella donllla in ginocchio non lo faceva più ridere. L'animo suo si disponeva, a, sentir bello quell'atteggiamento del corpo prostrato in preghiera. Non era soltanto la ragione fisica che lo incatenava, ma il rispetto per la santità di quell'atteggia– mento tutto prote·~o verso Icldio. Si lasciava portare, il padrone, dal molle sapore della fede quasi a.U'unisono con il sentimeinto della ragazza ulivastra. E se lui non diceva parola, se non formulava propositi, egualmente pregava con lei, perché si sentiva rapito senza coooscere il linguaggio della preghiera che eleva le· creature fino a Dio. - È Samt' Anna che mi ha mandato da voi, sigmor padrone. - Sant' Anna? Questa ragazza ha perso il ben dell'intelletto, - pensò il padrone, e, distratto dalla i:ntefruzione inaspettata, uscì da quella atmosfera romantica, nella quale si era posto con me– lanconica coodiscendenza : riprese il sopravvento il suo carattere incredulo e quasi si vergognò di prima. - Alzati! - diceva il pad:r:one alla ragazza. Ma quella restava inchiodata sui girnocchi. - Alzati, e· dimmi cosa vuole da me, Sant' An!Ila. - C'è una bimba nel granaio che vuole l'anima da voi. - Ed è per questo che ti b.a mandata Sam.t'Anna ? - Sì, per questo. Ma sùbito, signor padrone. - Salllt'Anna è troppo esigente, -:---pensò tra sé il padrone, vuole le cose su due piedi. Ma perché proprio io? - insinuava il padrone, dolcemente, quasi umilmente, sollevando da terra la ra– gazza : - Ma perché proprio io, che non ne sono punto degno ? - Tocca a voi, Sig,noria. Lo ha detto Sant' A!Il!Ila ! - Lo ha detto Sant' Anna? Ah! Ah! capisco: quel che nasce snl mio è roba mia .... Ha ragione Sant' Anna. Tocca a me .... E nel sollevarla da terra, l'aveva sentita leggera come una piuma e ghiaccia come se n•Olll avesse U!Ilagoccia di .sangue addosso. E nel toccarla, aveva sentito che quella :non era carne viva come lui intendeva la carne. Da quella notte eran passati trent'anni. (Oontin,ua). ENRICO PEA. BibliotecaGino Bianco

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