Pègaso - anno III - n. 2 - febbraio 1931

306 G. Alberti - Cinematografo 1930 I missione di profeta, salvatore dei suoi simili att,raverso la pre– dicazione. ]'in quella donna perduta riesce .soggjogata dal nuovo messia. Ma nel momento stesso della conversion,é, il profeta viene soggiogato dal fascino istintivo della donna; Ezechiele getta alle ortiche il suo camice di evangelizzatore, fuggé lontano dalle folle che nutriva del suo verbo, e va a convivere colla donna. La quale tuttavia non tarda a preferirgli l'antico amante: scoperta la tresca il profeta scaduto fa giustizia dei due in quel tremendo insegui– mento cui s'è più sopra accennato, e finisce per espiare forzato, in una cava di pietra, ritmando a colpi di piccone il suo eterno canto. Questa musica del negro che dalla pura salmodia talvolta u~ po' son– nolenta, attraverso una tepida e tenera sensualità, può giungere ora a un'epica solennità ora a un divorante scatenamento orgia– stico, costituisce l'intima struttura del film e ne mantiene la con– tinuità, plastica e fluida a un tempo. All'opposto è la mancanza di continuità che vizia un film per altre ragioni ragguardevole come Der Blaue Engel) pur esso so– noro, parlato e cantato, diretto per la Ufa da Joseph von Stern– berg. Qui assistiamo alle successive scene di una vicenda tratta dal Professor Unrat di Heinrich. Mann, ciascuna in sé ben realiz– zata, con ottimi interpreti ·e stupenda fotografia, ma senza che la successione ci persuada come necessaria. E poi, è vero che qui per la prima volta ne sentiamo la voce, ma basta con Jannings nella parte di un vegliardo traviato ! La perla del film, novissima– mente scoperta, è l'incantevole Marlene Dietrich che in giubbetto di velluto, calze di seta e cappello piumato, canta al lume della ribalta popolare, con quella sua· voce calda e un po' sfaldata la canzonetta canagliesca dall'indimenticabile refrain : I eh bin von Kopf zu Fuss auf Liebe eingestellt .... In fine voglio nominare The Love Parade (ribattezzata nell'ap– prossimata versione italiana Il Principe Consorte) diretto da Ernst Lubitsch per Pa,ramount e che è propriamente un'operetta. Ora, lo stampo è quello vieto di cui il prototipo rimane sempre La ve– dova allegra; la musica non è particolarmente notevole; gl'inter– preti senza esser spiacevoli, rimangono molto superficiali. Eppure presiede alla direzione generale un tale preciso senso cinemato– grafico e tanto accorg~mento delle nuove possibilità che offre l'uti– lizzazione di parola, canto e suono (in chiara qpposizione all'er– rore corrente· di cinematografare un'azione teatrale), che il film piace e convince. E ci si perde a fantasticare di un nuovo Mozart che ci desse l'equivalente cinematografico di un Flauto 1 Magico ..... Perché non Strawinsky _? GUGLIFJLMO ALBEJRTI. BibliotecaGino Bianco.

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