Pègaso - anno II - n. 10 - ottobre 1930

VETRINE D'UN MONDO .Nuovo. EFFETTI DI LUCE. Perché la 111ave avanza lentissima 111ell'Hudson nebbioso fra lo stridio l'a111dirivienie i fum~chi bianchi d'illlnumerevoli battelli, la Metropoli appare imprecisa 111ella caligine.· E nella sua religiosa consuetudine l'europeo 1110n trova altra spie– gazione di quella confusa grandezza se non pensamd-0 d'aver di fr-0nte una città di cattedrali. Ma se la foschia s'attenua, nOIIlsorn.più templi quelli che vede emergere, bensì ruderi, frammenti, disperati monconi d'urna città che la sua inguaribile fantasia esige sia stata bella u111 tempo. Finché un raggio del sole che tramonta straccia la nebbia e le forme si precisano. Non sOIIlocattedrali né ruderi, ma blocchi di pietra geometrici simmetricamente forati da mille pertugi eguali. - Certamente, - egli sogma anc-0ra, - qui sta prigiolllier-0 Briareo con i Gigamti. Ma dall'alto d'una di quelle torri s'accende improvvisa una gran luce di parole. Ohe sembra,ilo tessute !l'un oro chiaro nella luce del giorrno ancor vivo. E con quelle parole l'illlcanto è spezzato. Perché l'eur-0:peo v'ha riconosciuto qualcosa di consueto. E dice ·a se stesso con un sorriso: - Ti saluto, terra del mio dentifricio! MANHATI'AN. Sbarcato, lo stupore lo riassale. Perché l'Assiria e la Babilonia d'ei suoi ricordi dovettero essere ingenui paesi al paragone di M:anhattam. In quelle amtiche cO\Iltrade gli uomini alzavano certa– meinte i loro immensi edifici col pensiero dominato dalla potenza d'un Dio o dalla gloria d'un Re. Grandezze che l'uomo avvicillla non soltanto com le altissime moli, ma con la musica solelllile delle archit€tture. Questo Manhattan torreggiante che li richiama alla lllostra immaginaziOIIle, :non è una città d'uomini, ma l'incubo pie– trificato d'un tetro Contabile. PrigiOllliero in uno smisurato ,Mastro di cemento, tu cammini fra BibliotecaGino Bianco

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