Pègaso - anno II - n. 9 - settembre 1930

Solajugo 325 qualsiasi che ha già 001I1sumato. Ma quest'amioo qualsiasi che non .metto al oorrente del mio debole per le ,cassatene, è quasi sempre un uomo felice, il quale mi tiene certi disoorsi nausea1I1tiche stamno però a dimostra,re tutto il suo benessere. Mi parla del bene ,pazzo che gli vuole una donna, UIIlado1I1nache, se debbo credere a ,quel che mi racconta, ,non vede l'ora di abbrac– dare un siffatto ostinato fumatore di sigari, con i denti neri raidi e p,iccini, una donna superba, se egli ci tiene a disprezzare tutte quelle che ci ,pa,ssano davanti. Ma mentre egli mi parla, più che di lui io ho pena di me stesso e mi dko che il vizio dell"2 pasticcerie è imperdonabile. Oh, ma a chi Lodioo? Nolll più tardi di doma,ni mi appresserò al bmncollle delle cassatene con una voluttà indescrivibile. Sem– braino pia.oeri 01I1estie necessari, perché son quelli che ti rendono app,ena sopportabile la vita illl questa città oscura e isolata dal mondo. Non una .sola volta, mi sono svegliato dolcemente dura1I1te la notte al ,peuisiero dominante d'ella Pasticceria Oaviezel, UIIl pen– siero che ti p,ereorre tutte le vene in un lampo come un veloce miele. Sta.mane sono i ca,Illlloli, oggi saranno Le ostriche ed altre frutta di ma,re •che aindrò a mangiare alla Pescherìa, e stasera darò l'as– salto alle more che si vendolllo sotto gli archi della marina. Non per altro noi di questa città siamo gente rilassata, dagli seatti fatui e improvvisi, perché la g,ola piglia il sopravvento e ci ingozziamo di roba pesante e difficile a digerire, ed ecoo perché in tutti i momenti sentiamo il bisogno ,di butta,rci ,sopra un letto; di oonseguenza i nostri vestiti si sporcano ,oon troppa facilità, e non si ha voglia di raderci la barba né di pulirci le scaripe né di pettinarci sovente, e tuttavia le nostre donne non ci dioono nulla e si direbbe anzi che ci preferiscamo così, per non dire che i gio– vinotti lucenti di brillantina vengono chiamati <<femminucce)). La questione principale è della gola peccatrice, che porta con sé un numero .sv0iriato di eonseguenze. Gli amici mi hanno fatto dimenticare la casa. Sto lunghe ,ore al caffè, e quaind'o si avvicina l',ora del ritorno al borgo, mi invade la mestizia. Ogni giol'lllo che passa io v:edo con occhi sempre diversi i miei ooncittadini, queìli stessi che al mio arrivo mi sembravano tipi buffi e incalcolabili oggi, a furia di praticarli e di sentirne par– lare, mi appariscono come perso 1 naggi importa1I1ti. Io mi ingolfo nella vita citt&dina,, mi sma.rrisco nella sua mediocrità, e me ne av– vedo s:olta1I1to l,a sera, a letto, ripensando ai luoghi e alle persone frequentati. Pentimento inutile. Anche se mi prometto di rimanere al ,caffè mezz'ora appena, ci rimarrò a,ppiccicato come una mosca una intera giornata, chiedendo le sigarette ai miei compagni e ac– cettando un ,espresso -da,una persona qualsiasi che mi vien presen– tata al tavolo del bar. BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy