Pègaso - anno II - n. 9 - settembre 1930

Leonhard Frani.; 321 prn spiccio dei matrimoo.i. E 111emmeno la madre riconosce nel ge– lll('r-O il figlio. Qua111d!o U111a fortuita suocessio-ne di fatti l'illuminerà, la, pazzia e il suiddio la insidier3.1Ilno prima 0h'essa si decida a dir tutto a Lidia. E tr-ovandosi invece dinanzi il figlio, gli comunicherà con labbro fatto nemico l'orrenda verità. Costallltino baroolla Rotto il oolpo. Se il sangue, oome dice Fr3.1Ilk, n001 conosce le leggi <l-egli uoonillli e no111 è ,soggetto che alla ipnm legge di 111atum,qui è dove megli9 dovrebbe dimostrnirsi ·a quali ail:tre leggi sa, 0, differenoo d'ogni aJtro runimale, ,o_bbedirel'uomo. Ma Costantino avverte su– bito che !llon può rinunciare e sentendo nella madre soltainto l'•c:ista– colo, il nemico, mette le cose illl ,moclo che per un ,mese Lidia non poss,a sentirne la. voce. Ed è ben vero che in lei, una volte. appll'eso tutto, é l'orl'ore che vincie, che le consigiliia,la foga e le fu detestare Ira 111uorva vita che porta in grembo; ma ,già prima del ,parito quasi mo-ritaJ.e il ,s,uo cuOII'etomia ,a Oos1Jantino e La maternità che a, tllll tratto di vampa, e par consacrazione, è l'a,nello che rinsalda la mai spezza.fa oatena. Si ritrovano, sono felici. In oa po al libro una foraisedi Goethe (ma a quali •sooipimolte– plici e COIIltradittorii non serv01I10mai i detti del grande Geheimrat la cui l,a,pid01rietà sembra a volte proditori,aimente ,poosaJta per la citazfo!lle !) hia quasi l'aria di star li a giustificare l'amschiato as– sunto franchiamo: « Gnwdiate i gigli: non sortono sposo e sposa dal medesimo ,stelo ? Non urnisce entrambi il fiore che ad entrarrnbi diede vita e non è il giglio l'imme.gine dell'illlllooonro. e non è for,se fec-ollldia lia sua so1roraJleunione ? Quando la natura illlorridisc,e, lo gr:irdra forte». Ma si può, quando d'uomini si traJtti, ba. ndir lo spi – rito daJla (l}latura ? A chi !Ilevuol fu,r solo il rnemfoo e il distrutto.re si può agevolmernte rispondere che proprio dagli ,orp posti che la rnwtum suscita !Ile] ,suo stesso seno procede la differenziazione e l'elevazione delle specie. Lasciamo -dunque stare i gigli o tutt'al più rioood:irunocene evangelicamenite ,se una volta ci aJCcada.d'esser cOIIl troppa am,sietà solleciti drel nostro vestire. ]} cerchi,arrno d'obbedlire a,11,a IIlostm legge. Quanto al l'O'lll'ainzo di Frank occorre di•re ch'esso è magistrale appooto dovie riesce a- f.arci scordare una tesi che, per potere rivol– tante, rimette in onore i ptiù tr:aviati sconfinamenti morali dell'espres– sionismo. Se facciirunifa.nto di dimenticare chi ·sOIIlo Lidia e Costan– tino la 1wo è una be{La e lulllÌIIlosa ,storia d'wmore. Ma u!Ila vera reazione mor-ale non c'è: quella della ,mwdre, OOIIldotta dal ·sorgere vaigo dei ricordi fino ,al colpo di fulmine con la ,sapienza di un aa-– tisfa che ha. finaJlmente assimilato la psicamalisi, è. runnuUata dal– l'aitteggi,amento di Costarntino e dall'a('~etmazione finale di Lidia. Eppure, anche o appunto ne' suoi erramenti, questo libro è pre– zioso. Es,so getta luce su tutta la mentaJità di FOOIIlk.Vedirumo ora di che ,sm~c-ato arrnore dei propri comodi si,a,materiaJta, quella che 21. - I èaoso. BibliÒtecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy