Pègaso - anno II - n. 9 - settembre 1930

310 U. Fracchia affaticai a ricomporre, con i ricordi liceali, il giuramento bellissimo d' Alcio1I1e,che dice : << Et tibi nimc .saltem veniam comes, inque sepulchro, Si non urna, tamen iunget nos littera, si non Ossibus ossa meis, at nomen nomvne tangam ii. Rievocai quell'ultima scena sommamente patetica: Insilit huc·. Mirumque fuit potuisse: volabat, Percutiensque levem mo-do natis aera pennis, Stringebat summas ales miserabili& imdas, Dumque volat, moesto similem plenumque querellae Ora àedere sonwrn tenui orepitantia rostro .... Se Ceice il sentisse, o fosse il moto Dei flutti che gli fece il capo alzare, Dubitava la gente; eppure al noto grido il volto davver levò su1 mare. El la pietà del ciel, che udi lor voto, Feceli entramb,i augei dell'onde amare .... Tutto fu invwno. Gli alcioni, ormai <'ti.venutiochini, si erano posati sulle onde pooo lontano, e galleggiavmno. Ho saputo iJn seguito oome i nostri ma,rinai no!ll chiami1110oon altro 1110:me quanti alati compongono la varia e mesoolaita famiglia degli alciom, degli smerghi, dei gabbiani e dei martiJnpescatori. Que– sto nonie sulle loro labbra suona iilOIIl solo familiarità, .ma disprezzo; e, studiand,01I1eun po' da vicino le abitudiJni, ho dovuto persuadermi wnch'io che gli ochiJni sono volgarissimi uccelli. Quando si vedono volare per giorni e giorni -dietro una nave, lottaJI1do tenacemente contro ogni vento, IIlOIIl è che essi godano della 0ompagnia dei mari– nai e vogliano oondivideme i rischi e la solitudine : teingon soltwnto d'occhio gli spurghi della cucina, e IIlon c'è rifiuto e sporcizia su cui nolll si precipitilllo avidamente, gracchiando coine i oorvi, dai quali nOIIldifferiscono che 1I1el colore. Sono voraci a tal punto che i mariJnai si divertçno a buttar loro grossi bocconi, oome s'usa, fare coi cani; ed essi li acchiappano in ç1,ria,volando, e ingordameinte li traJIJ.gugiano. Basta legare un lu:r;igofilo al boccone per prenderne quanti se ne vuole, oome pesci. aJl'amo. Fra loro poi si azzuffaJilo per Ulllalise.a, e i loro piccoli to111di gi{lUi e stupidi occhi sono sem– pre pieni di odio crudele e sospettoso. Se ne ved!o1I10 con le peinne leggermente tinte di nero, altri d'ocra, ed altri invece illlteramente bianchi. Alcuni sono grwndi oome sparvieri, altri pic001i oome co– lombi. Durainte le tempeste scompaiono, e IIlessuno sa dove vada1I10 ad imboscarsi. Fatto sta che, lasciando soli i marinai a combattere OOIIl i periooli, solo a guerra fim-ta tornano a volare in t01I1dosui rottami dei naufragi. BibliotecaGino Bianco

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