Pègaso - anno II - n. 9 - settembre 1930

298 E. Cecchi compia o incertamente il trap,aisso e la immedesimazione di questi ' , . 1 concetti 111ei valori. ultimi, nei quali ogmi critica deve ITso vere; il trapasso e la :immedesimazione in significati liri~i e Uillla111i: Pe:– ché ,quando umo osserva che la novità d!'un da,to p1tt()ll'e sta m ciò ch' egli 0omincia a 0 ostruire i111 p:rofondità, se00111,do la diagonale del paral1le1ogram.mo , bisogna ricordarsi che ·rimane ,semp['e da svo~- ger e questa caratteris tica nei suoi valori, imm.am.oabili, di senti- .mento e di emozione lirica. Dire a, quale 111uova intuizione della vita essa si. riporta,. La conistatazione stilistica deve diventare, senza deformarsi 0oncetto storico. Ma Roma 1110n fu fi8Jtta i111 un ' . ~~- ' . Nel 11ar,goesercizio della critica, durante lo 1s0orso secolo, ma– turar01110esperienze e concetti poi oi1~ga111izzatisi n quaJlou111a delle migliori teorie estetiche contemporanee. Ma teorie, p['ev,aJente– moote, di uso lettemrio ; anche se, eo1medal Croce, si sostenga l'unicità dell'estetica per tutte le arti. Tale U111icità no111 è sostan– zialmente insidiata da coloro che credono invece necessaria la 00111- siderazione metodica del !linguaggio pairtioolare alle singole arti. Sta intanto il fo,Uo che una critica figurativa, dai rp,rililcipidel Croce 1110n ha germogliruto. Come già dlicemmo sian:no sicuri che il tecni– cismo :figurativo e fa critica formale, rettamente intesi, 1110n imp,li– oano contTaddizio111econ l'estetica idealistica. Ed anzi sono i soli che posso,n darle· modo di rea-lizzarsi. Perché se le i111tuizioni di que,sta esteticà ham,no senso concreto, e nes,suno vuol diubitar111e, si deve poter riconosce:rllo e definirlo fino 111elleminime pieghe di Ull1 ,panneggio, e nelle ilil.flessioni di una poo,pellaita. Oo1oro che pre– tendessero annulla.rsi nella adorazione dei meri segni ,grafici sareib– be:vo come idolatri e feticisti. 1\fa gli altri, i critici incapaiei aJla_ ililterp.retazione del llinguag·gio :figurativ;o, non potrebbero, iper parte loro, che co111te111tairsi di racimolare verità generiche ed affatto inerti. Nei dgùardi della interpretazione di questo linguaggio :figù– ratiivo, 1110111 f.urono opportU111itàpiù fertili di quellle offerte alla critica d'attribuzione. E gli scritti degli studiosi che· più si eserci– tarono e si esercita/Ilo in questa critica, recruno lairghi co111tributie mostrano che maggiori possiamo ripromettercene, circa la teoria di questo llinguaiggio, e la, teoria ge!lerale dell',arte. · Ohe molti fra tali ,scritti si debba.no a st~anieri, può dipendere da ·~vruriate ,ragioni. E, ill1 pri mo luogo, dall'U111ive11saJe sigini:ficato ed importanza della lllost:ra arte del Rinascimento. In secondo !luogo, dal fatto che la pittura, nel ,suo aspetto più materiaJ.e, parla, o sembr:3' par~re,, pe~ segni comuni ~ a:pe~ti a tutti i popoli, almeno 1 popoli d Occidente: ll[la specie d1 lmgua come l'«espe– r3Jllto>>;·sebbene anche si debba alla apparente facilità di questo «-esperanto>>, che le ,pitture, invece di esser lette oome pitture, tanto BibliotecaGino Bianco

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