Pègaso - anno II - n. 9 - settembre 1930

ll muratore stanco 287 guardando i:r;ibRisso, ora, pareva cercar tra gli alberi che faceva.111 riparo lo scalpitar del puledro. Impaurito, il ragazw era sem.z'occhi · e tremava tutto. . Il .muratore trovò una specie di soddisfazione a vederlo già un po' J)UIIlito,ma il pateroo istinto di protezione gli ridette la tenerezza sbandita dal ram.core della gelosia: misurava lo sguardo della don!Ila, ne ,spiava l'inclinazio!Ile, dimenticando ch'ella era bella e nuda. Ad un tratto, naturalmente, la do!Ilna si ritirò e chiuse la :fine– stra. Un'ombra rosea rimase a far giuochi dietro le tende di mussola. Il ragazzo era amcor fermo come se aspettasse un ritorno della visfone. Allora il muratore caceiò un grido iroso, inconsciamente: il ragazzo n'ebbe un cosi improvviso terrore che fuggi verso gli al– beri stridendo di pianto. Liberato, il muratore segui la ,nudità dietro le tende con desi– deri-o d'uomo che completa e ingigamtisce l'immagi!Ile. Le ombre nella stanza eramo complici, ma i lini hianchi che la d001na volteg– giava per ind:ossarli gonfiavano zone luminose che ricadevano, si smorzavano sul suo corpo, nasco!Ildendolo. llllfi!Ile ella spari nel fondo buio della stanza : egli rimase a .fissar la finestra finéhé un sussulto di luce grigia dal fondo non gli fece capire che una porta era stata aperta e richiusa. Si volse intorno, senza gioia, e gli tornò pensiero del figlio illl– sieme c,o,nuna strama angoscia. Rapido e sicuro balzò sul tetto alto, raggiunse il comignolo, corse all'abbaino aperto. Fatte le scale a precipizio e spalalilca,ta la porta a vetri dell'atrio si trovò in giardÌlllo. Là prese a chiamare il :figHo, correndo verso gli alberi. Quel suo grido dal tetto -gli rimordeva, adesso, e immaginava una disgrazia nella fuga del ragazzo credutosi scoperto da qualcu:no di casa. Vicino al lago credette d'aver udito risposta al richiamo. Giunse alla riva. I cigmi scivolavano abbriviati sull'acqua nera, limpida e gialla là ov'era una· macchia di sole. Al suo grido rilllnovato si sparpagliarono per riunirsi i~ un golfo tranquillo sotto la riva in– tricata di radiche 111odose.Egli si allontanò con UIIlapiù forte alil– goscia venutagli dagli occhi t01ndi e cattivi degli uccelli bialilchi. Tra gli alberi mutò direzione. Si ritrovò alle sbarre del recinto verde dlove il puledro si raddrizzò imbizzito, temendo la cavezza del domatore. Sempre chiamando, il muratm:-e entrò nel folto per un sentiero. Una forma, qualoosa di grigio a pie' di un albero lo fermò. Gli occhi impauriti del ragazw non parevano più quelli che ave– vau10 mirato la bella femmÌllla; pur quando egli levandosi -verso il pa-dre fece: - I cigni, babbo, i cigni! credo d'averne ammazzato uno COIIl UIIl sasso, - questi si .scopri rassegnato ad ascoltar la, pudica menzogna di u,n altr'uomo oome lui. ARTURO LORIA. BibliotecaGino Bianco

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