Pègaso - anno II - n. 9 - settembre 1930

T. FroRE, La poesia di Virgilio 359 degli uomini dai mostri della superstizione e della morte. Eppure nes– suno ha più di Lucrezio il senso tragico délla vita; p_er il poeta ;picu– .reo perfino l'amore è soltanto tormento e follia, e non si riesce a com– prendere quando· mai sia sereno quest'uomo, e come faccia risplendere nel suo mondo tenebroso e triste la luce discreta e_riposante dei dolci i_deali di Epicuro. Se io, dunque, volessi studiare Lucrezio, e il Fiore non :avesse· già scritto il suo libro su Virgilio, sarebbe una bella fortuna: io potrei dire che l'intuizione fondamentale del poeta del De rerum na– tura è la lotta non conciliata tra Arcadia e Antiarcadia. E chiamerei Arcadia la filosofia di Epicuro sognata come un sogno più che vissuta eome una realtà, con gli dèi impassibili ozianti negl'intermundi; e chia– merei Antiarcailia l'intuizione tragica dell'amore, la severità triste eon la quale è contemplato il primo incivilimento urna.no , l'ironia cupa e sprezzante contro gli uomini che temono di morire. E saprei indicare perfino i culmini, i punti più alti di queste due « fonti di poesia». La li– rica più alta del_l'Arcadia sarebbe il principio del libro secondo: Suave mari magno ecc. La lirica più alta dell' Antiarcailia potrebbero essere i versi del libro V quando il poeta dice che il bambino nascell(:lo riempie l'aria del suo làmentoso vagito, come per piangere già la serie infinita di mali che gli amareggeranno tutta la vita. Ancòra: non si potrebbe ridurre forse a un contrasto fondamentale tra Arcadia e Antiarcadia la poesia del Leopardi ? E designare un gruppo di poesie (per esempio, gl' I dilli) nelle quali prevale l'Arcadia, -e un altro gruppo di poesie nelle quali domina l' Antiarcadia ? E perfino trovare una poesia unica, A Silvia, che segnerebbe il punto _più alto del .contrasto, cioè il momento poetico nel quale il poeta avrebbe vissuto con più intensità e sincerità tanto la sua Arcadia quanto la sua An- tiarcadia ? · MQlte cose di questo genere si potrebbero dire; che forse sarebbero anche abbastanza convincenti. Il male è questo: che la _tesi del Fiore non è molto più convincente. Ma, per fortuna, il suo libro, se pure eoncepito attorno a una formula che fa da centro, non si riduce tutto ad una formula. Molte osservazioni sono acutissime e destinate a di– ventar definitive. Pèr esempio: « A chi pone argutamente la domanda -se Virgilio sia poeta delle Georgiche o dell'Eneide, bisogna rispondere che è poeta delle Georgiche, ma che l'Eneide è proprio essa la sua mag, -giore georgica». E non si giudichi questa soltanto una frase felice: è me– rito singolare del Fiore aver cercato di mostrare che Virgilio è fondamen– talmente sempre lo stesso poeta dalle Bucoliche all'Eneide. Contro la eritica tra-dizionale il Fiore ha molto coraggio. Ma io sottoscrivo senz'al– tro a qualcuno dei suoi giudizi più coraggiosi. Per esempio : « Il libro sesto quello centrale e risolutivo nell'intenzione del poeta, a me pare troppo spesso atono~ morto, immeritevole dell'.e~altaz~one tradi~~onale ,i. Nel libro sesto Virgiho canta alcune delle sue hnche più belle: 1 rncontro tra Enea e Didone I\el regno dei morti, il pianto sul giovane Marcello. Ma ogni intendente di poesia, ogni lettore ingenuo, non potrà, non~– -stante quelle splendide liriche, non riconoscere che, nel complesso, il Fiore ha ragione. L'esaltazione tradizionale del ~i?ro sesto è dovuta al~ ~ma materia,: i lettori più dotti fanno spesso cntica del contenuto. ·Cri- ibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy