Pègaso - anno II - n. 8 - agosto 1930

Lettera a. Umberto Fracchia, sulla critica 209 d'oltre confine. I pochi grandi successi oggi costano, ad esempio in Fran– cia, tanto danaro agli editori che, come narrava giorni fa sul Ter.n,ps l'editore Grasset, i nove decimi di essi ormai si dichiarano pronti a ri– nunciare alla grande pubblicità pel sempltce fatto che rende assai meno di quanto costa. Ma in Francia, in Inghilterra, in Germania, questa disattenzione per la « cosa letteraria» è fatto recente·, e antiche 3ibitu– dini di cultura,. di rispetto, :mche di snobismo non cessano d'un tratto. Da noi, basta ch'ella interroghi un libraio o che in tutto un treno si di– verta a contare quanti sono i viaggiatori con un libro in mano, e con un .libro italiano, per capire la vastità del male, e per misurare il campo limitato in cui la critica anche cordialissima potrebbe seminare con speranza di frutto. · Ora è questa indifferenza del pubblico che dà il tòno alla critica: a quella, diremo, accademica e universitaria la quale fuor di scuola, esal– tando scrittom anche ottimi dei quali nessuno o quasi s'interessa, non vuole mostrarsi frivola, e credula, e i s,10i gusti si contenta di confidarli , a me o a lei, a quattr'occhi, con la fuggevole sincerità con cui anche il più aulico professore ci può· dire :che le spalle di quella signora sono molto belle o che il vino di quell'osteria è molto abboccato; e alla critica dei giornali la quale loda si, e sinceramente e onestamente, quello che più le piace, ma, sentendosi senza eco, evita i superlativi e fugge quelli en– tusiasmi che, anche quando fossero gj_ustificati, sarebbero dall'indiffe– rente maggioranza considerati eccessivi e, dagli altri scrittori privi d'al– tri consensi fuor di quelli degli amici e del poco pubblico .faticosamente conquistato nel deserto, sarebbero sospettati come parziali e dovuti (veda le accuse dell'acuto ma amaro Cajumi) a paura, camorra e ignoranza. Ella che è anche giornalista, davvero s'immagina che noi critici di giornale pòtremino, solo che volessimo, mutare il pubblico e farlo tutto assetato di poesia, di romanzi, di libri e di buoni libri ? Un giornalista che sia ben noto e ben stimato, che non abbia cioè mai ingannato il pub– blico con le iperbolj. della lode o del biasimo, in un solo caso può giovare a un autore : quando l'autore è ancora sconosciuto. Quella specie di pub– blica malleveria, e la curiosità che .segue ogni scoperta, e forse anche la speranza che il noto critico si sbagli, sempre spingono dal libraio qual– che èentinaio di compratori. Ma, negli altri casi, tutto onore, graditis– simo onore: e basta. Debbo io ricordare a lei che i romanzi in Italia più venduti (e non è detto che siano tutti indegni d'un articolo critico) sono quelli di cui nessun critico scrive ? O che ormai il nome del romanziere faccia fede, o che al circolo o ai bagni, senza ricordare il nome dell'au– tore, si cominci à ripetere che il tal libro è scabroso o è spassoso, è com– movente o « sembra vero», il fatto è che molti libri di cui la critica tace, sono comprati più di quelli dei .quali tutti i critici scrivono. Ma di que– sto fatto un'altra spiegazione si può dare: che spesso è più facile e spedito leggere un capitolo di quei correnti romanzi che un articolo di critica. Né accenno specialmente alla critica letteraria fatta dai filosofi. L'ha ben mostrato Benedetto Croce in uno dei suoi saggi più felici, sulla « Cri– tica letteraria come filosofia» : lo stesso buon senso, il quale, insieme alla cultura, all'indipendenza e al buon gusto, o sensibilità che dir si 14. - Pèoaso. BibliotecaGino Biancq

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