Pègaso - anno II - n. 8 - agosto 1930

196 B. Sanminiatelli v-olte alle esposizioni di « Storia del Veioolo ». Davrunti a uomo di cotal prestigio, Cesarino si sentiva peritoso e disadatto. , . - Egregio signor nipote, - barbugliò ampollosamente l? .zio Saverio, - in campagna, d'a noi, si vive in gran calma e semphc1t~. La zia Berenice ed io siamo oramai due decrepite carcasse, ma m compen~o cercheremo di farti passare alla meno peggio queste gior- 111ate di vacanza. Insomma, spero che non te 111'andl'aicon una tr,oppo malvagia impressi0111edei tuoi vecchi zii.... · E tossì fondo, portando la mano alla bocca coo mossa larga e studiata. Strada facendo, lo zio Saverio spiegò a Cesarino come presso di lui abitasse d'a alcuni mesi una, 111ipote che la zia aveva preso a ben– volere e che aveva, d' altronde, bisogno di protezione per esser orfana di madre e suo padre uno scapestrato di prima grrundezza. La compagnia della nipote avrebbe reso a Cesarino meno pesante la loro ospitalità. . L'automobile entrò nel recinto del giardino fra due muri di ver– dura tosata. Spruzzar di pietrisco contro i parafanghi. E i fanali frunt3Jsmagorici che frugavano, sezionavano, capovolgevano. Poi sfo– ciar01110 diritti, forando il nebbioliino con un ronzio preciso, in u!Ilo sfondo oscuro e l0111tano su cui s'intagliavano le fi!Ilestre della villa·. U111a, due luci .si accesero. Ogni cosa investita dal raggio <l~i fari, spiccava crudamente bianca e vici!Ila. La zia Berenice aspettava dietro i vetri. Non si vedeva che la sua testa, u:na testoiila ,c,on gli occhi in fuori, i capelli tirati, un corpo lungo, impettito, legnoso, strizzato, dall'abito nero nero, al collo e alla vita. Si mosse tutta d'u111pezzo, come gli automi, e s'avanzò a grrun passi con un sor– riso che pareva piangesse. Di poche parole, la zia, Berenice sop– portava la vita come Uiil'espiazione e i rapporti maritali come nn sacrifizio, uina mostruosità necessaria. La disgrazia di un unico figlio, morto bambino, le aveva per sempre· stampata in faccia quella smorfia dolorosa. E_ gli occhi gli erano come rimasti spalamcati dallo spavento, ma s1 a111davano a poco a poco annebbiando. La sua stanza era una cappella. Vi era l'altarino, il lume sempre acceso afror d'incenso immagini di santi e, accanto al letto, vicino a u!Il 'rosario sempre ~ portata .di mano, il ritratto de1 bimbo morto COiilgli occhi aperti (occhi che parevano stanchi co~e ,quelli di un vecchio), ché glieli avevano ::i,perti apposta per fargli il ritratto, e sembrava· UJil Gesù bambino di cera da pochi soldi. Da allora s'era fermata ..Vegetava. - Ecco la, nostra vecchia bicocca, - disse lo zio Saverio en– trando alla moschettiera : - Buona per questo rudero di zio ~ per questa santa donna di tua zia.... · Si guardò intorno e, oon gesto ampiamente roteante, passò il cap- BibliotecaGino Bianco

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