Pègaso - anno II - n. 8 - agosto 1930

130 O. Marchesi • lia' il c·runtoo·eorgioo di Esiodo? Quest,o figlio esprop,ria;to di piccolo oolono per chi ora componeva in un'o,pera di perfetta e inaudita poe– sia i precetti dell'agri.ooltura? Per gli 'emp,i e baJ 'ba.ri ' soldati inva– sori? Forse sì. La sua ferita era chiusa: e allora, nell'a nlllo 37 a. O., egli poteva 'vedere sulla ve~hia terra us1;1rpata e ~is?gno;sa _i IIlUOV~ padroni bisognosi anch'essi, e poteva scrrvere ,per pietà d1 quegli uomini di .guerra divenuti uomirni delLa campagna 'i:gmari della via onde 1'UD1ana .fatica possa meglio fecondare la terra'. Era stato risoluto ulll urgente e temp,oil"ameoproblema militare, ma so,r.geva un durevole e miina~ioso problema agrioollo: come f.rutteraruno ora 'rubductis oolonis' quegli 'arva' ? Già : oosa renderanno quei se– mi1I1atis,enza più i veocbi seminatori'? Mecenate, il grande signo,re etrusoo che molto vide col proprio accorgimento e molto operò colll l'opera altrui, aveva oonsigliato: avanti) poeta, per le terre e per la poesia d'Italia, da Teocrito a J~siodo; e a quegli 'haud mollia iussa ', all'assiduo sprone di quell'invito, Virgilio oorrispose coin una .fatica di sette anllli e dette a Roma Ulllpoeima quaJle né 131 Grecia né altra gente ebbe ·mai. Per il pfocolo coltivatore, .per quello che lavora 00111 le pr,op,rie mami, egli oompo,se lllell'età del latifondo l'unica opera georgica latillla dove non è mai cenno di 'vi.lici' e di ',servi'; e scrisse per l'agriooltore d'Italia che era la ter.ra della vite e dell'ulivo, degli alberi e dei pascoli, ma non più, e dra u,n pezzo e per semp,re, la ter.ra del grruno. Mecooate fece della Georgica il p~oprio poema; lo segu ì passo per passo; e in ogìnuno dei quattro libri, - in prilllcipio e allo stesso posto nel p-rimo e 1I1ell'ultimo, nel secondo e lllel terzo, - è il suo nome e la sua lode e la testimolllianza della sua cura tenace. E 1I1ell'estate dell'anno 29, in Atella, a Otta– viano che tornava d'Oriente trionfatore e sigmore, lui stesso, Mece– nate, volle far sentire con la sua voce, quando la voce di VirgiHò era stamca, il prodigio di quella nuova poesia che gli apparteneva. Ma che i c01I1tadi1I1i d'Italia abbiruno tratto dall~ Georgica tamto profitto quanto n'ebbero diletto i sig·nori di Roma, assai dubitiamo e ?-ub_itava,al principio dell'èra v,olga,re, u,n agricoltore dell'impero, Grnmo Oolumella, che fu p11,oprietario di molti poderi e avvedutis– si'llo scrittore di oo.serustiche ed rurnòmolto Virgilio 'il •poeta sacro e venerando '. Stupenda è giudicata la seconda metà del quarto libro dedicato alle api: ma quale ooltivatore di alveare darebbe asoolto a quella lU1I1ga fav;ol,a, di Ari,steo e di Orfeo, fatta di luci e di OIIIlibre di suooi e di imma,gini, vaJle a dire di nulla che po,ssa mruneggi~ l'uomo della campagna'? E Oolumella osservava: « Non importa al 001I1taJdino sapere dove siano nate e come generate le ap,i e dolllde em~ttrun•~ il miele; non· ~l'importa di 9uei poetici fiori olllde Virgilio ha 11lu~n~ 11,a m~ter~a s~a: ques~1 a,bb~ll:Lmootidi mitiooe leg– gend)e 1p1:rucc1ono agli ozi de1 letterati, ma 11 contadilllo è sempre in faooende e :non ama i discorsi che non giovamo 1néalla sua fatica BibliotecaGino Bianco

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