Pègaso - anno II - n. 8 - agosto 1930

F. NERI, ll maggio delle fate ecc. 229 Ma le pagine più belle forse son quelle dedicate a, Molière, nelle quali il metodo del critico si rivela in piena luce : attraverso la solu– zione di una folla di problemi particolari, agitati dai singoli interpreti, vi si fa strada la descrizione acutissima e penetrante di quel momento, - psicologico e poetico, - di massimo ardimento drammatico, che ha visto sorgere il Don Juan, il Tartuffe e il Misanthrope. Basterebbero, anche sole, queste poche pagine, cosi dense e suggestive, ad assicurare al libro del Neri l'attenzione dei lettori più colti ed intelligenti. NATALINO SAPEGN0. Politici e moralisti del Seicento (Strada, Zuccolo, Settala, Accetto, Bri– gnole Sale, Malvezzi), a cura di BENEDETTO CROCE e SANTINO CARA- MELLA. - Laterza, Bari, 1930. L. 25. 1 Con il suo allontanarsi nel tempo, sempre meglio si vede che la Sto– ria della letteratura italiana del De Sanctis è una grande opera della nostra cultura dell'Ottocento, soprattutto in quei capitoli dove lo sto– rico si trovò a delineare più direttamente forme della storia politica ed .etica del popolo italiano. Dove cioè quello schema che serrava davvicino la storia dell'arte sacrificando a documento la poesia, era esso stesso l'argomento più vivo della storia. È per questo che le più belle pagine e le più solide di essa sono, tra tutte, quelle in cui si segue il formarsi della nuova cultura nostra, quella che sarà illuministica e giacobina, non senza reazioni, nel Settecento, e sarà moderata e liberale nell'Otto– cento. In esse si segna, come premessa, una descrizione dello spirito ita– liano nell'età del barocco, che è ancora, a .tanti anni di distanza, bene in piedi, e solida. È che in queste pagine la passione civile di Francesco De Sanctis (quella che gli faceva interrompere a mezzo il capitolo su Machiavelli per ricordare gli italiani che entravano allora a Roma a compire nella storia d'Italia, il sogno del politico fiorentino) più, viva– mente batteva: c'è un entusiasmo cosi pieno, una compr~nsione cosi pen– sosa che egli non scrisse mai più umanamente. Sembra talora poterci cogliere un sapore di autobiografia, a, chi ricordi il De Sanctis giovine della Napoli borbonica di prima del 1848 : « La reazione avea, vinto pie– namente, avea seco tutte le forze sociali: e l'opposizione, cacciata via dalle accademie e dalle scuole, frenata dall'Inquisizione e dalla censura, toltale ogni libertà e forza di espansione, era una infima minoranza, appena avvertita nel gran movimento sociale. Perciò alla reazione mancò la lotta, dove si affina l'intelletto e si accendono le passioni, e per difetto di alimento rimase stazionaria e arcadica». ' La storia dell'opposizione alla Controriforma è la storia di un'op– posizione di pensieri filosofici e di ideali etici acl una reazione politica; l'opposizione si g~nera dal seno del Rinascimento e della Riforma contro un movimento la cui natura è essenzialmente politica,: la Controriforma manca di un'idea, non porta nel mondo una sua originale forma di vita etica. La sua missione fu di rinsaldare e rinnovare la Chiesa cattolica, cioè un'istituzione, per quanto grande, terrena; non ·valse contro le -BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy