Pègaso - anno II - n. 7 - luglio 1930

58 A. Casella un grande p:voblema da risolvere. E cosi non meritano iirJ.teresse quel(le lll'azioni che non offram:o alla indagilile :storica ricchezza di problemi risolti. Di questa costante lotta tra la volontà umana e gli ostacoli che le accumula dinnanzila natura, è fatta la s,to;ri'a, spe– cie quella deH'arte. È necessaria questa premessa prima di inol– trarsi IIlelpresente studio. Come pure è necessario rioordare che una ,musica veramente IIla– ziornale richiede 111aturalmente una base, o hiimiis che dir si vo,glia, la quale noo può essere che il canto popolare di quella data terra. Ma è ·necessario poi che questo elemento-base venga dall'artista as– similato, talvolta creato a 111uovo, e fùnalmente versato in forme nate dalla cultura. Allora solamente avviooe il fatto arti:stfoo e sorge la vera airte. E importa notare che talluni .popoli, l'inglese a.d esempio, sono più ricchi di substrato folcloristico che di musica« realizzata)), mentre p<ressoaltri, ·ad esempio presso i tedeschi, la musica « o-rga- 1nizzata)) soverchia di molto quella popolru·e. Terza ed ultima premessa: il problema che oggi più che mai assilla 11'artista, è quello della necessità di UIIl'arte che sia ad uri «>mpo· nazionale e universale: vale a dire che tutto sia fuorché « p:rovi111ciale )). Questo problema è di altissima importanza per noi italiani. Ed era necessàrio ricordarlo, perché esso fu sino a ieri di uguale importanza per quella scuola spagnuolla che O@giv,oglirumo b1;udiare. Mezzo secolo fa, il glorioso passato <musicale delLa Spagna nolil era più che un pallido ricordo. Pocpi IIDU;Sicisti solamente conosce– vano altrimenti che di fama ll'arte stupenda, di quei clavicembalisti che fecero capo a Oabezon o al Padre So1er, oppure quella scuola polifonica di cui fo principale vanto Ludovfoo. Vitoria. Il lungo soggiorno di Domooico Scarlatti in Spagna oome maest:r~odi cap– pella presso la principessa delle Asturie, non sembra aiver aJVuto la virtù di rifardare la decadenza musicale di quel ,periodo. D'altra parte, la Spagna noo possiede un vero e proprio teatro melodrrum– matfoo; :forma questa che non ha mai dato irn quel paese un solo layoro paragonabile a quelli dei quali pos·so!Ilovantarsi Italia, Ger– mania, Russia o Framcia, e .che d'altronde scarsamente si aidatta al gusto naturale ,spagnuol,o. In simili çondizioni, la musica iberica si era po00 a poco ridotta., nella seconda metà dello .,s,c,or:so se0olo, a quelila.f.or ,m,a teatrale d~tta « zarzuela )), oomproinesso fra l'operetta e l' opéra c omique francese. Forma. del r,esto che nelle mani di un . ' Ohueca, l'Offenbach spaignuolo, o d1 un Tomas Bretolil, diede lavori brillanti e divertenti quali, ad esempio, La verb,ena de la paloma di quest'ultimo. Ma si oomprende che in una terra così ricca di arte popoil.are e, per idi ,più, forte di tanta tradfaione, dovesse un gio,mo manifestarsi una possen,te rinascita musicale. BibliotecaGino Bianco

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