Pègaso - anno II - n. 6 - giugno 1930

668 F. Nicolini contro difficoltà grandi e des entraves ad· ogni passo, e forse le più forti derivano da vizio del governo medesimo. Tanti fòri, tante giurisdizioni, tanti ordini e dispacci opposti da codeste segreterie 1 ), tanta debolezza e connivenza nel ministero 2 ), tanta rilasciatezza di disciplina e tanto disprezzo delle leggi farebbero cadere le braccia al Cristo del Carmine 3 ). Oltre 'che il paese per se medesimo è male organizzat_o. Èl abitata la Sicilia da' gran signori e IDise:rabili, vale a dire è abitata da oppressori e da oppressi, perché la gente del foro servono qui d'istromento al– l'oppressione .... La IDagistratura biennale rende i giudici pensionari e~ assalariati dei baroni, perché da avvocato passano a ministro. e da ministro fanno ritorno ad avvocato. Inoltre l'ignoranza del fòro in questo paese. è superlativa. ,Sono tutti barbari, barbarissimi. Uno o due soli sanno i classici latini, e niuno affatto si può chiamare iurisperito, perché niuno di questi forensi vede e conosce al di là del Rito di Al– fonso, in cui consiste la iurisprudenza sicula .... Prima di finire, bisogna ancora dirvi qualche cosa delle ninfe di cui mi fate cenno. H élas I mon oher ami. Mi pare di essere in mezzo a queste donne oomme un lapin ait milieu des poules. Mi pare che siano aniIDali di differente specie. La sola Balducci mi è sembrata la femina di quelli aniIDali fra' quali io sono maschio. Del resto, bisogna giocare · con queste carte, perché io stimo la società delle donne una salvaguar– dia per evitare quella troppo intima degli uomini, sempre qui intenti ou à tirer le vers du nez o pure ad alterare le cose che si dicono .... Ulll accenrno al Oaracciolo, - co1I1duceintesi a Pooermo « avoo la satisfactiolll des souverains, avec surprise de la part du peuple, avec rancune des grand,s )), ma senza esservi punto felice e costretto perfino a restare solo a intendere una compagnia di oomici fran– .cesi che aveva fatto venire nell'isola, - in una lettera del Galiani al d' Alembert (10 gennaio 1782) 4 ); oo altro anoora nell'i.liledita rispo-sta ·d[ quest'ultimo (6 aprile 1782), che più di tutti a Parigi rimpiangeva l'amabile compagnia de <<notre viceroi, ci-devant am– bassadeur )), abituato, oom'era, a vederlo « presque tous ·1es jours )); un saluto del Grimm « à soltl ari.cien voisiltl le marquis Caracciolo >> ià:t una sua lettera parimente inedita del 21 agosto 1787: -:- codesti e n,on altri i ricordi che fino al 1787 s'incontrano del Oaracciolo lllelle carte galianee. O, meglio, c'è ancora :firmato da lui - che dal gennaio 1786 aveva lasciata Palermo per venire ad a'ssumere a, Napoli il posto, occupato già dail Tairi.uocie poi ·dal Sambuca,. di millli,stro di Casa reale e degli Esteri 5 ), - oo dispa,ocfo ufficiale 1) Cosi si chiama vano _allora i ministeri. 2 ) E invece così si chiamava la magistratura. 3 ) Un famoso Crocifisso della chiesa napoletana del Carmine maggiore. ') Oorrespondance, ed. -cit., II, p. 626. . 5 ) Sul ministero del Caracciolo e sul concordato da lui non conchiuso, cfr. la monografia di MICHELANGELO SCHIPA, Un mvnistro napoletano del secolo XVIII: Domenico Oaracciolo (Archivio storico per le provvnce napoletane, XXI, 1896). BibliotecaGino Bianco

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