Pègaso - anno II - n. 5 - maggio 1930

532 ' G. Comisso I I mvola di pietra. Nell'ora calda del pomeriggio, qu391réio tutti dor– anli.vianoe le strade @aITT. deserte, andava .a 1seder~ souto questa tavola insieme a un ragazzo scafao e ,~tavamo lì a,Jl'ombm, seduti vicini; e non riool'ldava alltro che una d-0lcew,ai,ornusa, lega,ta a questa tavola g.i pietra, aJll'o,ra merid:iana e all'jmmaigine i1rndeter- mina1ta,del ragazzo S<',ill,lzo, ' · Celeste, il ,padrone dell'albergo, fece g.ranrdi'oompiJ:imentia lui e alla donllla, ostoota1I1dodi chiamarla: la tua signora. Trrait.itava oom. un'intonaziollle ,da uomo ohe a.mi le belle comitive, la gente che voglia spenrdere e diviertirsi. Cenar,ono e subito dopo rund:aronoa letto. Qui egli IIlOIIl ,seguì che una forza; non pensava più, pareva che questa forza gli fosse ,stata datJa dalla ,cena,e dal vino : ·un villlo che Celeste .gli •aveva vel'ISruto faceind,ogli d'occhio. Alla mattina aprendo le finestre, nella •sfamza entrò l'aria Ìlm– metnsa del Piave. Vide di fuori la valle del torrente, le omb,re tra gli aìti monti, i piccoli paesi ,spar,si, e il vento dollce e 001I1rtinuo che piegava i rrumi dei salici. · · Ricono.bbe tutto qurunto non rivedev•a dal tempo dlella sua ifll– fanz,ia. La donna distesa sull lertto gli chiese che cosa guaroosse oon in~istenza. Prurlava p•oco questa donna, si divertiva a gurardarlo attentamente in v;olto e ,a, .sorridere, e se p-a.rlavra,racoonnava n~l suo· dialetto mezzie parole ch'egli comp~eir1deva3JP1Pena. Sentiva ch'era una donna e che più in là d~lk1,sua carne altiro noo avevia,, mra. questo gli davra ,gusto. Tiante vo-1,te aveva pensato di pote:r,si .g,o:derelibeirramente un tipo di donna così. · Si vestì in fretta, aveva voglia, di uscire da quella ,stooza. Tutto l'albergo era. come trafomto da,l vento che scendeva giù con le acque del Piave. I corrido,i, altre stanze, la sala da ,pranzo, fwevaID.o le finestre ruperte e l'airia circolava da iper·tutto. Fuori dalla sala da pran~o c'C"I·aun giaroìnetto, lì avev•a pranzato tanrte volte, con sua madre e oon suo. padre. Fece :porta,r fuori un·a tavola e. ·011dinòun caffè e 1-a..tte. Pensò alla donna e alzata la testa Ila clikumò una, due volte. Poi ,s'arrestò. Si ricordò di ;suo padre che chiamava così sua moore per sentire che cors,a ella ruves-se ,d,esiderart,o rdinare per il prrrunzo.Allora, , . eina si affaieciò ·alla finestra ,con la .sua testa folt 1 a di capelli. Le do– m.aID.dò se vofova il caffè e 1atte, era felk,e di vedere il volto dli que– sta sua dol[ma, e msiistetJte perché p,11oodesse anche del òu;r,ro. - Pareva ohe amch)ena si divertisse a guardarlo, glri sorrise e poi disparve. , - A DOill/Pere il p,a;nenel lwtJte,avvertì subito l'odore del pallle foèaJle . ' c,ome un tempo. Alllora c'era. 11ragazzo ""1lel foro-aio che ,gli ~eva vedere quando lo toglievr31Ilo dal forno ; e risen•tiva il erepitìo delle croste che si raffredid,avano come venivra g·ettato a palate nelle ceste. BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy