Pègaso - anno II - n. 5 - maggio 1930

530 G. Doria - Il Pirata-Centauro I Era prudente iniziare la ritirata, a meno di com/romettere senza scopo una battaglia, e Garibaldi, per ordine del genÌfale Paz, dette il segna.Il:' coprendo personalmente la retroguardia. li nemici, con rin– for zi considerev oli, tentarono di attaccare le colon/e della piazza men– tre ritornava.no a occupare le loro posizioni, ma ,due pezzi di artiglie– ria al comando del tenente Emilio Mitre (poi I generale nell'esercito argentino), situati preventivamente nella piazzetta de la Cordobesa. ruppero il fuoco e trattennero il nemico, cosi che la ritirata si effettuò in perfetto ordine. Alle 6 del pomeriggio, la colonna della piazza, portando in trionfo alla sua testa il cadavere insanguinato del colonnello Neira, · scortato dai 13 negri che lo avevano strappato dalle mani del nemico, entrava nelle trincee dal portone centrale, a tambur battente e bandiere spie– gate, in mezzo alle acclamazioni della guarnigione. Garibaldi, sereno e modesto, marciava sul suo cavallo rossigno àccanto al cadavere. Ancora qualche ann o d!i que ~ta vita eroica e s·tentata, di questa « prova generale » del gran.de spettacolo garibaldino che dovrà svolge~si ,sul teatro del l"lt·alia, s pettatrici, fra ammirate e adirate, le nazioni del ,mondo; e ·poi quasi tutti i legionari di ,Montevideo si ritroveranno a combattere sulle mum di Roma, sotto ilo stesso invincibile capo, ma con un ideale assai più ailto e .più preciso. •Nell'imbarcarsi sulla nave dal nome augurale, la Speranza, Ga– ribaldi abbandionava ai piedi del Oerrito quei vaghi sogni di co– smopolitismo e di-fratellanza universalle, che aveva assorbito dai sansimoniani da lui condotti a Costantinopoli e che lo riprende– ranno nella sua inquieta senilità, e si poneva innamzi agli occhi az– zurri una sicura e beJlla realtà, di oonfini assai men vaisti, ma tainto più grande nel suo grande cuore : l'Italia. GINO DuRIA. Biblioteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy