Pègaso - anno II - n. 5 - maggio 1930

620 G. Albèrti - Cronaca del cinematografo tipico. Qui invece il direttore, Joe May, si eclissa, si potrebbe ~ire fin troppo : come se sostituisse al cc guarda come son bravo >>del virtuoso un certo e< guarda come son bravo a non farmi vedere». Nessuna, «stella», e cioè tutte <<stelle>>,tutti attori di prim'ordine che non cercano di sopraffarsi l'un l'altro, docilmente obbedienti al_ direttore, obbediente a sua volta alle esigenze del soggetto. Per l'ennesima, volta, quasiché ce ne fosse ancora bisogno, è riprovata la predominante im– portanza del direttore : Gustav Ji~roelich, il pseudo-adolescente cosi facilmente melodrammatico di Metropolis, rivela qui, sotto la dire– zion·e cli Joe May, nella parte della giovane guardia, una solidità in– sospettata e insieme una duttile facoltà di candidi sottj.ntesi. Schlettow nella parte del compare ladro gentiluomo è massiccio e misurato fino ano scoppio della gelosia. Albert Steinriick, il padre brigadiere, e sopratutto Elsa Heller, la madre, sono entrambi di mia correttezza cosi dolce– mente casalinga che passa ogni elogio. Infine la donna, Betty Amann, è specialmente squisita nell'insensibile e a, lei stesso inconscio trapasso dalla commedia professionale alla novità di un amore inatteso e travol– gente: bastano ventiquattr'ore e la ladra di brillanti sulla soglia del carcere è ancor quella e non è più quella. Niente di eccezionale dunque in questo ·/Um, nessuna novità stret– tamente cinematografica. Lo segnalo essenzialmente come l'ottimo pro– dotto di U:na inappu.ntabile bottega; chi sappia può trovarci da ammi– rare e imparare quanto voglia. Il fatto di cronaca si ·distende pianamente come un verbale dove ogni dato successivo conta per spiegare e chiarire colla concisione della necessità il dove e il quando. È una macchina per– fettamente congegnata e bene oliata in cui ogni pezzo ingrana perfet– tamente nel suo correlativo. Anzi, l'appunto centrale che si può muo– vere a un'opera come questa è la troppo puntuale precisione del con– gegno : onde una certa monotonia ingenerata_ dalla lentezza del ritmo, e anche dalla uniformità della luce cittadina e costantemente serale. Ma poi, no_: anche la lenta misura di questa macchina si giustifica nel– l'atmosfera del dramma, cosi dispoticamente moderna e urbana. Il ritmo è travolgente, soltanto ne assistiamo alle successive fasi au ralenti. E poi ci sono i gesti : un capo che si volge, braccia che si tendono, una · mano che si leva a carezzare pudicamente, e le suggestioni che provocano vibrano profondamente come interiezioni musicali : accidenti di pura poesia in una tessitura deliberatamente prosastica. · GUGLIEJLMO ALBEJRTI. BibliotecaGino Bianco

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