Pègaso - anno II - n. 5 - maggio 1930

606 D. Oinelli • Cinquemila lire pretenziose. E qualche vo1ta vo ,su per Ì'erta che conduce all'iaiia e mi tratteingo a parlare con questo e oolilquello. Sa1Il1Ilo chi ,sono e IIlOIIl si wdombramo. Dopo qualche parola sulla .sit-aigione tornaino a ,badare alle loro faccende. Di sulla soola Tifo ripone il fieno i:n caipoolila; la Fo,soo, di sull oorro, Io butta su a, forconate, riaJmndosi ogni tanto sulla vita elaistioo e 1I1ervosadi creaitura sana, fatta rper le f.atiche. Ma, Tito è affiosciito, ,sudia; è invecchiato. Sul t·ardi, l' .A!Ilgfolilila torna da vespro', 1001 kl.voTo fm le dita, fe:mn;aru.dosi a ogni paisso su per l'erta ,per ripigliar :firutio. Io a.spetto lei, forse; runzi è p,roprio lei che aspetto; e l'aspetterei volentieri uin beil pezzo pur di vederle negli occhi qu~lla luice che soltanto poche donne posseggono, che og1nivolta che .sorr1dono è un dono prezfoso che famno. E WIIlzi,petr me 1I1,on c'è dono più bello in tutta la naitltlm, _che pure è tanto prodiga e ricca, e p,are più giusta, :mi·g1lio,re, degli uomini; ma quel sorriso di due occhi uma111i è più bello di tutto. E sembra, all' Acquaviva, cbe·sia, quello che li tien tutti in vita, e vien fu.tto di cbiedel'lsi oosa succedlerà di loro, qu,ando .quella luce :fioca si ·spengerà, un,a volta. ]ìellice toma dal mrpo con lo mp1p,onesulle spalle smilze; ent:r'a ilil crusa, e, dorpo un poco, torna fuori rasciu– gandosi la boroa COIIl la ,mooica ; poi accende la sig,a,reitta e s'ruccòccola a sedlere sulile ca-lc8Jgna, gua~dando jn valle, ,s,oom più - muoversi, colil lo sgual'!do annega,to s 1 ortto la tesa del orupipelilo tirato .sUJgli occhi. I -bambilili mi si meitton dililtomo a guardarmi, - COlffie è 'seria, la Ma.rietta ; troppo seria, poverina, e troppo esile : e dovrebbe essere una giovinetta,':trruppòco, d·aJl'età, - e :mi 1pare~he se,ppian troppo questi baimbilili, e sa,p,piano che anch'io so t·rorppo. E quel fi,gliolo seminudlo a sguazza.re nel motriglio del rigag111olo che ,somiglia tutto 01ella bo cca a Felic e e h,a i capelli crespi e -gli occhi gialli delila F'osca, è quello il lucchetto ,senza chiiave che li tiein li ribaditi a caite!Ila? · E diall'uno :aill':ailtro passano :ùrmn,agi:ni,sbiadite oome di un tempo l,ontJruno, e quasi ,di un'es,isteinza wnterio'I'e; o forse invece che dovrainn,o succèdere, e che pier questo non son meno vere; e lo spir:iJtodi essie è ta111,giibile a chiunque oon a111iimo sensibile si disponga. a rfoeverlo, e a vedere. E tutto sta lì: 1I1e1 vedere. Una volta, petr la strl:!Jda, ho ;3,ssistito all'ililcontro di Giulio AJIIler:iJghi, - -da tempo o,rmai ,p,rudronedell' Acquaviva e. sipos,at<> aJ1'U11I1ioo figlia deil1oScaffai, il ricco_pos-siòlootedi -Ga.ldruia, - oon l' An•gio1im1,;e chiunque -sarebbe rill3JSto sorpreso dal tII1JOdo direi quasi umi1le, dal rispetto ool quale, soom. avvedersene salutò la donlilililanei cenci color teNa che s' aiddossam alla siepe iperr iprender meno posto e fu.r.siveder meno. E io me !Ile'rallegrai sino a averne : all'età mia, le la.crime 01gliocchi. . . ' Spannocchia, primavéra 1929. DELFINO .OINEJLLI. BibliotecaGino Bianco

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