Pègaso - anno II - n. 1 - gennaio 1930

Oinqu.emila lfre 67 lloppi avvitiati sino aill'aia. La chiave di casa era rimasta nella giac– chetta anche quella. Tutto buio, tutto chiuso. Si mise a bussare : bussò un •pez~o: nulla, nessllll1o. Allora ohiamò: - Fosca! Aspettò, ma lllOIIl rispondeva nessUll1o .. . La caisa, costruita in oosta, di dietro rientra nella collina e ha un· piano di meno. Tito stav•a per girare intorno casa e battere ai vetri a terreno, quaindo vide un chiaro muover,si per le stanw ; s'attaocò u111'altravolt,a al battente : alllora s'apri lo scuro disopra. - Chi è? - Siete tutti morti ? - Sei te ? Che torni a fare ? .,.- Aprimi. Mi sono scordato la giacchetta. - M'infilo la sottana, e vengo. Ma per infilar quella -sottana, ei vollero cinque milnuti buoni. Finalmente la porta si aprì, e apparve 1I1el vano ia Fosca mezzo vestita, col lume in ,mruno. Bronto1lando, Tito infilò le scale. Da– vanti alla porta di camera chiese la candela. - Lascia 131Ildare;al lume, il bambino si sveglia e poi non si riaddormenta ,più - rispo,se annoiata la donna. Tito si mise a cer– care a t•astoni. Trovò !l'attaiccapanni. Gli pareva d'averla 10,sciata appesa al primo arpiollle, ma noo c'era : era all'ultirrno. Se la buttò sulle •spl;l,llesen~a IDfilarsela e scese. - Intanto ho perso un paio d'ore. O ·te, nolil te ne potevi riOOY· dare? Ma, già, non pensi mari a IIlulla. La moglie gli fece lume per le •scaJle. - Addlio, Tito. . Sempre brontolando, Tito sbacchiò la porta. Qua1I1do ripassò da– vanti al caffè, dette un'occhiata dentro. Ora, al banco della méscita, nella luce viva della bottega, illl anezoo a un crocchio di gente, c'era il sor Felice, ili suo padrone : doveva pagar da bere· a tut,ti. A lui i quattrini stavan poco per le tasche : ora la eaparra del vililo trovava la strada degli altri. Come se lo sootisse guardare, Felice si· voltò e lo vide, col 111aso ai vetri : - Non ti ,sei mosso 31Ilcora? Tito aprì la vetrata,• sporse il viso dentro : - Son dovuto ·tornare i111dietro,m'ero scordato roba. - Vieni a bere anche te. Tito non se 110 fece dire due volte. Almeno ne toccava anche a lui. Felice doveva aver già bevuto parecchio ; allegro, espan,sivo, lo prese· per un braccio : - Tito ha la testa sulle spallè ! Nolll fa come noi che si bevOIIlo e si giooono. :m v,ero, Tito, che hai diecimila lire al Monte? Lo puoi dire, tanto si ,sa lo stesso. · - Io ? Dieci.mila lire ? BibliotecaGino Bianco

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