Pègaso - anno II - n. 1 - gennaio 1930

Le feste centenarie della « Revue des de1ix Monde.~ » 91 ·manticismo ci si affollano dinanzi, ma, ad osservare più attentamente, appare meglio come la seconda generazione dei romantici, meno dot– trinaria ed intransigente della prima, quella dei due Alfredi, il De Mus– set e il De Vigny, abbia avuto le preferenze di François Buloz, .il vero fondatore della Revue) incapace di andare d'accordo col caposcuola, cioè con Victor Hugo. Il Buloz adunque, se riconosceva il fatto compiuto della scomparsa dei classicisti impenitenti dall'arena cosi ardente di battaglia nella quale si erano scontrate dal principio del secolo le opposte tendenze, · non aveva personalmente alcun entusiasmo per le soluzioni particolari dei problemi estetici fatte proprie dai banditori della nuova scuola vit– toriosa. Giudicata che fu la causa innanzi all'opinione pubblica, il Buloz, che sempre si era proposto di accogliere imparzialmente gli scrittori d'ingegno da qualunque parte gli venissero dinanzi, rivelò le sue nostalgie tradizionaliste coll'affidare l'ufficio di critico letterario al Planche, sempre più infervorato nella difesa dei classici ed aspro nel contrapporre le manchevolezze dei contemporanei ai modelli di per– fezione delle grandi epoche di splendore, quali furono la Rinascenza ed il secolo di Luigi decimoquarto. Il Planche era un innamorato dell'lta- 1111, ove venne a consumare una modesta eredità. L'Italia, e si potrebbe pur dire le rivendicazioni del popolo italiano, contro il duro destino impostogli. dai trattati cli Vienna, appaiono in piena luce sulla scena. del mondo liberale intorno al 1830, in cui si afferma cosi rapidamente la nuova rivista francese da rendere ben presto adeguato il titolo dap– prima un poco presuntuoso . .Se anche mancano le prove dell'asserzione fatta dal Dottor Véron nelle sue Memorie d'un borghese parigino che il Manzoni assistesse coi suoi consigli, forse per il tramite del Fauriel, il fondatore della Revue des deux Mondes, questa cli certo aprì subito le sue colonne ad argomenti che riguard'assero l'Italia ed ebbe sin dal principio collaboratori e lettori italiani. È stato testé rievocato anche il curioso aneddoto che ci dipinge il Buloz scandolezzato, nella sua buona coscienza d'italianisant, dal . colossale equivoco di quell'igno– rante di Dumas padre che era giunto a scambiare il Volta per il nome d'un minerale. Il Buloz, poco prima semplice correttore di bozze, fati– cava sul principio a dare una base finanziaria alla sua rivista e si giovava del valido aiuto di uno dei combattenti delle gior:µate di Luglio, il genovese Alessandro Bixio fratello maggiore di Nino. Fu infatti questo esule italiano, intinto di pece carbonaresca, che assicurò al Buloz. i capitali necessari per l'acquisto definitivo della Revue. I figli del ba– rone Bonnaire, che dettero il denaro occorrente, si erano arrischiati a porre a repentaglio quella somma soprattutto per compiacere al Bixio. Fu nel fascicolo del 1° ottobre 1831 che la Revue des deux Mondes inserì la prima di quelle rassegne. politiche che non sono poi mai mancate per tutto il secolo ed hanno attirato sulla redazione gli sdegni di tanti Governi. Il titolo di quella cronaca era sintomatico e non fu eonservato tal quale oltre la fine dell'anno, perché troppo echeggiava ancora del fragore e del polverio cruento delle Trois Glorieuses, che erano state imitate un poco dappertutto a 'Bruxelles, a Varsavia, a .à1 odena, a Bologna. La rubrica recava sulla testata : Révolutions de BibliotecaGino Bianco

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