Pègaso - anno I - n. 12 - dicembre 1929

692 G. Comisso Però mi rioordavo d'esser stato soldato, e pur di sentirli affiatati com me, non avrei desistito dall'eseguire assieme a loro !l'ordine che io stesso avrei dato. Partimmo all'alba, e nel camion feci ca– ricare pane, scatolette di carne e due barili d[ vino. Nessuno degli altri ufficiali s'era preoccupato di prendere questi rifomimooti e m'accorsi che i' .miei soldati mi guardavano 00111 sicurezza. Era do– menica e avvicin3indoci al Montello si scorgeva da per tutto u111a grande calma. La campagna era umida e rigogliosa. Sul campa– tllile di Caerano v'erwno soldati che .sparavamo con la mitraglia– trice coilltro un areoplano, ma dalla chiesa le dionne che era/Ilo 3Jlldate a messa prima, uscivano tranquille col velo nero i,n testa, a gruppetti, prese per braccio. A Mo111tebelluina nell'attraversare la piazza deserta vedemmo un soldato in bicicletta con la .maschera per i gas aJl volto. Qualcuno disse allarmato che dovevano aver sparato a ga,s; stavo seduto davanti co,n lo chauffeur e a queste parole subito mi rivolsi per· minacciare con lo sguardo, ma no111 potei farlo, perché in quel momento, illltesi il fragore d'alcuni scoppi vicini. Dovevano tirare sulla ·stazione. Alcune case attorno erano già state colpite. I soldati s'erano tutti rannicchiati gli uni addosso agli altri tienoodosi riparati dalila :fiamcata di tavole de1 camion. - Avanti! - dissi allo cha1tfjeur che mi ,pareva inde– ciso : - Non sentite che sono colpi in partenza? - Partono dalla staziooe di Co111egliamo e arriva/Ilo a quella di Montebelluna senza un minuto di ritardo .... - soggiunse la voce calma d'uno dei miei vecchi soldati e mi' volsi a sordderglli; in quello un colpo arrivò sulla stazione spazzando via il tetto. La ma,ochina corse giù per la strada in discesa tra ville a;bb3Jlldo111aJte coi giardillli ipiooi di fiori. Poi peroorremmo un viale folto di alberi; ogni tanto qualcuno sradicato ostruiva la strada con tutto il suo fogliame. La strada era battuta,·ma era ombrosa, fresca e piena di verde straordinario. Sul Montelilò vicino, si vedeva formarsi le piccole 111uvoledegli slvrapnells, e s'intoodeva lo scoppio seooo subito diffuso dei sibili delle pallottole, come se nel bosco vi si facesse una partita di ca,ocia. Imboccammo una stradetta e presto arrivammo ai piedi del Montello presso la strada 15 dove avrei dovuto trovare il capit3Jllo. Poco distante, nascosti illl mezio a,i oompi, v'erano dei cannoni che sparavamo. Da sotto ad un aJlbero si sentiva dare or– dini per telefono e subito dopo i colpi partivano. Feci scoodere i soldati, er31Ilo sbailorditi, mi diedi a risvegliarli con parole am– mose ed allegre, ne scelsi cinque e con questi proseguii a piedi verso la casa dove doveva.esserci il Com31Ildo.Ero felice. Una fe– licità tutta generata da coincidenze incredibili. Estate, dlomenicar sul Montello! D'estate di domenica, qu31Ild'ero ragazzo, coi miei compagni di. sicuola e col professore di storia, naturale si 3llldava sul Montello per fare una gita istruttiva. Si partiva da Treviso col prÌIIno BibliotecaGino Bianco

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