Pègaso - anno I - n. 12 - dicembre 1929

668 S. Benco aver ,posta l'unità essenziale dell'uomo nella sua capa,cità d'amore. « Prima di tutto il Nievo amava d'amore: la poesia, l'Italia, il popoilo italiruno, la guerra garibaldina, le donne, i paesi suoi. Q' è nell'autore delle Confessioni di un itaHano profo[lda, originale, una vena di passione verdiana)). Dei suoi amori egli aveva anche i crucci, i bronci, le gelo.sie,· le asprezze. L'osservazio[le può sembrare semplice; ma è molto perspicace. Nievo, all'opposto di altri scrittori, è più bello e grande quando [o eccita un impuilso d',amore; onde da ultimo, quasi obbedendlo a se stesso, non segue altr,o che questo. L'amore dell'italiano per l'Italia è certamente oosa molto diversa dall'amore delil'uomo per la donllla. L'uno oostringe ad elevatezza tutte le forze morali; ma ecoo in lui amche l'altro costringe ad elevatezza tutte le forze inconscie. Nella primissima vita letteraria del Nievo, che, rispetto alila suocessiva, sente tuttavia dello scolastico e del dilettantesoo, egli può scrivere anoora é novellare senza mettere in causa il proprio animo; ma poi quasi nulla scrive che non gli sgorghi impetuoso dall'animo. Quando amore di donna e amore d'Ita1lia e amor di paesi e tutti gli altri amori si 001I1fondo1I10, abbiamo nelle Confessioni il capolavoro dove il pensiero nasoe continuo da oose animate e vive e nessuna di queste da fr.eddo pensiero. Ma anche quando l'amore della patria si distaoca, severo, dagli altri amori, e pe1I1sae scruta con UJna determinata lucidità politica d'intento, esso pensa. amorosamente. Questi sviluppi di una nota fonda.mentale dell'uomo e delilo scrit– tore mi sono sugg,eriti dal Bacchelli, e si può ricavarne la defìmi– ziorie: il Niev,o è tutto se stesso ,quando scrive in impegno d'amore. Il che negli ultimi anllli ,succede oostantemente. Nei primi anni no: ché 110 troviamo spesso in difetto di scrivere per scrivere. La grande precocità del suo spirito non tolse che avesse amch'egli Ulll oompleto sviluppo biologioo, e se a venticinque anni toccava a una vigorosa maturità, a venti non era che un giovane. Scriveva oo.m– medie, e amche un dramma scrisse su Gli ultimi anni d,el Galìlei : e ,quando un sì scrupoloso e benevole biografo come il Mantovani mi assicura che erano cose piene di vecchiumi e poco felici, io gli credo. ,Molti versi scriveva ill Nievo, e in essi imitava ad' ora ad ora il Parini e il Giusti, oome già notò Carlo Tenca a' suoi giorni; ma anche parecchi altri imitava saltuariam®te, e d'ogmi secolo: talché '8i crederebbe a una continuaziollle di quegli « esperimenti poetici)), che intorno al 1850 errun prescritti nei ,programmi ufficiali delle scuole, per lo meno nel Lombardo-V®eto, oon.sist®ti appunto - né altro poteva essere - in imitazioni. Tutte cose proprio giovanilli, :anzi necessità giovanili: e ainche le prime prose dell'autore, pur apparendovi la sua inclinazione naturale all'umorismo, sono piene di cose false, acciottolate dli vezzi, di gerghi, di ricercatezze impro– prie, c~e le rendono malagevoli. V'è :molto delil'insopportabile tipo BibliotecaGino Bianco

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