Pègaso - anno I - n. 12 - dicembre 1929

J Poeti napoletani 749 E s'intende ~nche, mi pare, clie se a me piacciono soprattutto certe modulazioni che ho riportate al novenario zoppicante, non voglio con ciò negare tutti i motivi d'altra intonazione che abbondano nel volume, sebbene non raggiungano' quella novità di modi che ho segnalata. In queste Poesie che raccolgono gran parte dell'attività poetica del Murolo (quantunque io abbia cercato invano certi versi che, al loro apparire, m'eran parsi assai belli), più che in qualsiasi altro componi– mento è la virtù espressiva di questo poeta: e anche il suo teatro che ha tratti felici di garbo malinconico e di umore, e nel quale ricorrono mo– ti vi affini a quelli che il Russo svolse in Piccola borghesia e il Di Gia– como in alcune scene dei suoi drammi, non mi par da anteporre a questa racc;olta. I versi che narrano la storia di Roma e altri qve abbonda la frase spiritosa e talora buffonesca, qui non sono raccolti e credo sian la parte più clamorosa e meno eletta di questo arrtista laborioso e sobrio, che ha dato alla gioia delle folle alcune canzoni famose di brio e di snella franchezza, come l'indimenticabile Posilleco addiruso, o Tarantellucéia: Na casarella pittata rosa ncopp' 'e Camaldole vurria tené. Talvolta, pensando a tanti versi boriosi di lingua italiana (ma sarà poi italiana ?) che presumono profondità difficoltose e sudatissime, tanto più misteriose quanto più vane ed afone e inerti, è un vero riposo rifu– giarsi tra gli spigliati scrittori dialettali. FRANCESCO FLORA. BibliotecaGino Bianco

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