Pègaso - anno I - n. 9 - settembre 1929

274 A. Galletti del Monti, e 's~gnatamente la sua corrispondenza con Clementino Varnnetti 111e coloriscono alcuni aspetti nuovi o meno 111oti.Così rispetto ~l diffondersi vittorioso della poesia inglese in Italia .pro– prio in quegli Mini, al primo affacciarsi nella penisola della ri111~- , scente poesia tedesca, al balenare ancora· mal certo tra la nuvolaglia della vecchia rettorica di nuove idee estetiche, alla formazione sto– rica del gusto e dell'arte d'el Morhti molto c'è da rilevare ill1 queste lettere; molto ci sarebbe da coordinare, da svolgere., da' approfon– diré. Auguro che gli studiosi del nostro settecento letterario ne pren– d!am.o appiglio per i111ciderepiù profondamente alcuni tratti o per ritoccare certe linee della fiijonomia letteraria di quel cinquantennio che va dalla pace .d' Aquisgrana all'invasione francese. Ma qui io vorrei fare opera più modesta: opera di psicologo, o, per parlare pi.ù semplicemente, di osservatore morale, rispetto all'indole del Monti nelle sue interferenze coll'opera consapevole dello scrittore; ed amebe indugiarmi u111 poco su di un episodio tra letterario e _senti– mentale della vita del poeta: il suo _i111co111tro e la sua amicizia colla Signora di Stael. IL Queste lettere mettono in più nitido rilievo la natura morale 'del Monti, ma non discoprono certo occulte profondità spirituali, non rivelano complessità impensate, non ci avviano a 111essu111a scoperta psicologica. Il poeta della Bellezza dell'Universo era di quelle na– tur':' che, tutte prese, - gli occhi, le oreochie, l'immaginazione, il C'uore, - d 1 alla ricca, luminosa, mutevole apparenza delle cose, vi– vono perpetuamente alla superficie di sé stessi. La tela di Maja è così bella che essi 111On sanno mai distoglierne lo sguardo. Anche se provassero a guardar dentro di sé, che ci potrebbero s0orgere ? :n fremere ed il luccicare della loro anima sotto i raggi di u111a luoe che viene dal mondo esteriore, il vibrare della loro immaginazione alle vor.i che si levaJI10dalla mischia sociale, e u111 perpetuo stupore, un avvicendarsi di gioie, di tristezze, di speranze e di delusioni, legate sempre alla vita 0ollettiva, dominatrice sovrana, ai cui ordini bi– sogna ubbidire. Questa docilità li scusa e li fa in111ocenti;e l'in1110- 0enza ,della loro perpetua puerizia disarma il critico e fa sembrare , i!Iliquo ogni .giudizio severo. Noi siamo nati per accompagnare col docile verso la volontà creatrice dei forti (sembrano dire questi poeti), siamo nati per ubbidirti armoniosamente, e noi. abbi.amo procurato di osservare nel miglior modo possibile la legge « che na– tura pose>>: che volete dli più ? Nell'Epistolario, 3Jd u111a prima lettura, il Mo111ti ci si presenta in111anzi tutto come il letterato di vecchio stampo, 111el significato migliore e ,nel peggiore di questa parola : buon umanista, artefice B~blioteca Gino Bianco

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