Pègaso - anno I - n. 7 - luglio 1929

La Stella del Nord 61 tenerlo, parlava con fatuità, rideva ad og11i proposito, e con tutto ciò si ritrovava quasi sempre solo, o col [lOnno, mentre Massimo correva in lu[lgo e in largo casa e giardino con Benedetto e Ales– srundra, sempre pronto a giocare come un, monello, sempré col berretto m capo prOITT.to a prendere l'uscio. Ed egli dloveva ac– contentarsi di guardarlo da lontano, di ,sentirlo ridere e gridare; né gli ·giovava mettersi a giocare anchè lui, dicendo che frà tanta gioventù si sentiva un ragazzo. Le sue vecchie gambe nO[l potevano correre come le loro, e dlopo pochi istanti era costretto alla resa. Doveva, per darsi un contegno, fingere di lottare con il proprio si– garo, che disgraziatamente tirava benissimo, e, senza averne l'&ria,' ,adagio adagio, andarsi ad appostare do'(e presumeva che Mas– simo, o iprima o poi, sarebbe venuto a p,assare. Tutto il pomeriggio era speso in queste alternative, i[l 1 questi agguati e appostamenti, finché il bel capitano prendeva il volo, lasciandolo deluso come un vecchio cane da punta che veda fuggir la peooice. Il suo pensiero intanto era costantemente teso al giornd in cui ·Massimo, sazio di sonno, stanco dli ridere, di fare il chiasso, di colti– vare la ,sua barba selvatica, ,di gironzolare per la città, avrebbe dato qualche segno di voler ascoltare un discorso serio: un discorso che gli stava maturando nella mente dal primo istrunte del suo arrivo, e dal quale poteva dipendere tutto il loro avvenire. Egli moriva cioè dalla voglia di mettere a parte suo figlio rd'i «i]_uei progetti mera– vigliosi che, qualun,que cosa [le pensasse la signora Celeste, l'ozio delle ultime settimane non aveva fatto che i[lgigantire : persuaso che Massimo, erntusiasmandosene, ci si sarebbe buttato come in una nuova guerra, con tutto lo slancio e la fede di cui si è solo capaci a vent'runni. Chiunque si fosse trovato al suo posto, avrebbe pensato che, venuta meno la necessità di fondere tanti caimoni e tante granate, l'industria pesrunte dei metalli fosse condarrmata a fal– lire. Ma egli già vagheggiava le sante opere della pace, le navi mer– cantili, le macchine agricole e ogni sorta di macchine, per· le quali [lOn sarebbero stati di troppo tutti i metalli della terra. Era trunta in lui la certezza di questo immin.einte futuro e l'impa– zienza di vederlo nascere, che di quando in quando, incapace di frenare la ;pi,ernadei ,sentimenti, tradiva l'intimo suo stato d'animo lasciandosi sfuggire qualche timido accen[lo al problema che lo assillava. « Chissà che cosa faranno lassù le mie trivelle)), diceva; oppure : « Che tempo magnifico! Questo è proprio tempo perdluto per chi ha da lavomre in montagna. >) Eran queste le colombe che egli mam.dava fuori dall'arca; i palloncini-sO[lda che abbandonava al vento. Ma Massimo, solo a se11tir nominare le montagme, gli scavi, le pietre, rivedeva le trincee, -i parapetti sfondati di zolle e di sacohi, le buche delle granate, propriamente dette crateri dalle impecca– bili pen[le dei cronisti di guerra; rivedeva tutta quella terra scon- • I BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy