Pègaso - anno I - n. 7 - luglio 1929

\' \ 1 tetti rossi 55 organi, la condizione prima del pensiero, t'aplPare formicolante di elementi come un firmamento che una legge impassibile governa ed equilibra nell'effimero trascorrere d'ogni vita. Cellule, fibre, vasi succhi e un intrecciarsi, un interferirsi di stimoli e di reazioni entro il mantello e giù iper 'le vie nervose a tutte le radici dem1,vita e da queste a quello in una inscindibile unità. A permettere la più elementare funzione della mente sta forse l'immenso, anonimo lavoro dell'intera compagine organica. Ogni parte di noi collabora al pensiero e ne condiziona il tipo, la potenza e l'autonomia in una mobile, osctlra ed armoniosa ge– rarchia d'organi e di funzioni. Ma siamo ai limiti del sapere e già occhieggiano e cantano le facili sirene. L'altro Relatore ci ritrae dai vietati confini. Egli non azzarda uno sguardo, né tanto meno allunga una mano sulla porta tenta– trice che ha nome: conclusione. È l'operaio bravo della grande fab– brica e non distrae la mente dal comipito preciso per tema che un suo piccolo errore provochi un grave crollo. Ha bene allestito e bene osservato i suoi preparati microsco1Pici e ha saputo ripro– dur li a meraviglia. Lo schermo li amplifica di fronte a noi ed egli è là, immemore, nel fascio di luce che lo investe a tratti macchian– dogli l'abito e il volto di cellule e di fasci e ci conduce come fan– ciulli entro le pieghe e i meandri della corteccia. E non fa un passo più in là del sentiero percorso. Di quello s'appaga e sembra dirti: la scienza è questa : il mio compito è finito. E l'assemblea dei giovani e dei vecchi prorompe in applausi. Dopo, comincia la discussione. E la commedia. Piccole o grandi vanità insoddisfatte perché la « relazione » s'era scordata di loro; risentimenti - talvolta tragici - d'intere vite logorate sopra un binario morto; puntigli di scienziati-filosofi che vorrebbero piegare i fatti alle dottrine anziché queste a quelli; psicologi che h31Ilnodimenticata la polverosa anatomia delle scuole illei parad'isi delle psico-analisi. Tutte le piccolezze degli uomini, le facili e tiranniche formulette che invischiano i pigri pensieri e i cuori aridi, le grandi !Parole a servizio delle piccole ,idee, lo scet– ticismo elegante dei «professionisti» che sanno vivere e far car– riera. Disordine pittoresco ai margini della scienza austera ed onesta. , E mi piace, allora, ascoltare i commenti dei colleghi che « non prendono parte alla discussione». Non v'è nulla di più ferocemente ameno degli ipsichiatri che si giudicano fra di loro con un frasario nel quale l'innocente linguaggio delle diagnosi si colora o s'intor– bida per la passione che le muta in giudizi. BibliotecaGino Bianco

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