Pègaso - anno I - n. 7 - luglio 1929

' 46 P. Nardi mie raccomandazioni avevano autorità di interpretazione autentica. Te presente, sarebbero apparse diffidenti. Le condizioni pubbliche mi persuasero a non andare a Roma. Lunedì qui a Milano si lmccinava di sommosse imminenti.. .. Telegrafai al Rocca che è pure della Commissione per la legge sul diritto d'autore, ed egli mi rispose, che probabilmente le sedute si sarebbero rinviate e che ad ogni modo non avrebbero importanza. Contavo di fare una corsa a Ve– nezia, domani per assistere alla rappresentazione, quando stamane i giornali mi appresero che era avvenuta e me ne annunziarono l'esito. Non so darmene pace. Scrivimi, te ne prego, le tue impressioni. Io credo per fermo che due prove di più avrebbero giovato. Non voglio accagionare . dell'esito, l'esecuzione. A cose fatte questi giudizi, anche se meritati, non si devono pronunziare, tanto più che non servono a nulla. Ma so per prova che i comici hanno sempre fretta e stimano che una volta fissato il concerto e imparato le parti, si possa affrontare la recita. Torno a dire che ciò è ammissibile nelle commedie d'intreccio dove il fatto è tutto. Ma qui il valore sta nella parola e nell'accento. E questo giusto accento non s'ottiene 13enon mediante le prove reiterate, per modo che la giustezza non si debba più cercare a studio, ma esca quasi innaturata, colla parola. Che peccato! Non vorrei che la prova fallita ti sviasse dalle scene. Ma tu sei uomo che i contrasti infervorano, non intiepi– discono. Ancora posso perdonare le proteste alle ultime battute del Garo– folo, dove la crudità della rappresentazione può offendere la consuetu– dine timorosa. Ma qui! Possibile che l'ultima parlata di Cecilia non abbia scosso gli uditori ? E quel : - brucia, brucia, brucia! - ; e quel– l'ultimo : - Oh mamma! - Basta, è una cosa scoraggiante. Eppure quello è il teatro di domani, e fu il vero e durevole teatro di ogni tempo, che sdegna l'a.bilità macchinosa. Scrivimi a lungo, te ne prego, e dimmi di tutti gli attori. Non temere di essere troppo sincero. Ti prometto, se vuoi, di bruciare la tua lettera. Ti abbraccio con tutto l'affetto del– l'anima. Tuo Pin. - -' . Mandando, nel 1906, una copia delle Scene a un americano col– lezionista di libri moderni con dedica o pensiero autografo dell'au– tore, il Fogazzaro così si esprimeva : « Le mie prime azioni dram - matiche furono rappresentate senza fortuna. Naturalmente, io penso che, il pubblico abbia avuto torto. )) Il naturalmente tradisce la punta scherzosa. Ma in effetto non pare che l'autore si persuadesse, all'indomani della caduta del Ri– tratto mascherato, d'esser fuori di strada, se il Giacosa poteva scri– vergli ancora, il 3 marzo di quell'anno 1902: _Io_proverei adesso con la Tina di Lorenzo, ma non .a Pale1mo dove oggi s1 trova.... Credo sarebbe buon pubblico pel Ritratto quello di N_apo!idove la Di Lorenzo andrà dopo Pasqua. Te ne riparlerò a mente più riposata. Certo avrai la rivincita. A Venezia fischiarono l'Esmeralda di Gallina, e l'anno di poi, senza ch'egli rie mutasse verbo la commedia . ' parve rmnovata e fu applauditissima. · BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy