Pègaso - anno I - n. 7 - luglio 1929

34 S. Benoo di accostarsi al Verga con famigliarità e colll vivacità, pe;r quanto· lo facesse con rispetto; il D'Annunzio giovaIDe, più elegante dì studii più uomo di lettere, meglio agguerrito a risolvere i problemi della parola, trovava tosto elementi di affinità e di solidarietà che portavano l'interesse verso di lui a un naturale approfollldimento, anche se nella sua classe letteraria era trattato da discolo e gli si mostravano le faccie scure. Egli era alle conve~sazioni un giardino riccamente impolli1I1ato; il Verga coillcisoIIlonpo_rtava che a discorsi concisi; la sua estetica era semplice, i suoi difetti aperti; non c'era molto da rigirare intorno alla nudità del suo concetto del vero. E non v'è molto da rigirare 1I1emmenooggidi, benché si rièo1I1oscae si consacri il valore del fatto assoluto con quell'acuta lucidità che è H supremo dono di questa generazione. Un'arte come quèlla del Verga coinvolge il minor numero di idee, ha il miillor numero di contatti con la cultura, e il suo ciclo critico non può essere'che fatalménte breve. Zola, scrittore astuto, rinnova per lungo illumero d'anni l'interesse iilltorno a ogni suo nuovo ro– manzo, sfaccettandovi ulll nuovo problema sociale; Verga ~on è problematico né sociologo, è sempre 'uguale a sé stesso, ·e fatto il riconoscimooto della sua aspra potenza dii II'appresentazione, chia– rito il suo innestarsi sul ceppo di un realismo popolare che dà al– l'arte sua quasi un'impronta etnica primitiva, e la distingue già nelle prime origini dall'arte zoliana, v'è poco d'a pensare in linea generale intorno a lui. Bene o male, è quello che si fa nei brevi) amni corrispondenti· alla fortuna letteraria verghiana: poi inco– mincia il periodo del distacco e ,dell'oblio,. il quale viene per ogni scrittore, ma per lui più· presto che per altri, e sarà poi cagione di rampogilla sull'indifferenza in che il pubblico itali3Jlllo ha potuto vivere verso uno dei più vigorosi artisti del nostro Ottocento. Fu colpa veramente del pubblico? Ogni imparziale penserà C0IIl 111oi che vi contribuì nolll poco il Verga stesso. A un certo punto egli quasi non pubblica più : e quel.poco che vien pubblicando n0111 è del suo meglio. U111 libro di novelle molto inferiori ad altre già. note; qualche bozzetto tèatraie di' minor COIIltO;uri dramma, La lupa, dove ricompare, già frusta,· quella ferinità dei caratteri, quella divoramte maledizioille d'ella carne, che nuova aveva affasci– nato i contemporanei tre lustri innanzi. In realtà, l'Ìlllteresse dei conte'mporanei per il Verga era finito esattamente nel momooto ÌIIl cui egli, come autore, aveva fiillito l'opera sua. Altro da immettere nella corrente vitale, egli non aveva: nulla più da lui che non avesse già trovato il suo assorbimento : dai po– ' chi residui pubblicati illegli anni stanchi dimostrato non essergli data la facoltà di sostituire co111 un accrescimento, o come oggi si dir,ebbe con ulll'intensificazione di forza il fremito della novità ' ' suscitato un giorno. Ciò avviene a ,gran numero 3111che di grandi ar- BibliotecaGino Bianco

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