Pègaso - anno I - n. 7 - luglio 1929

96 E. Giovannetti cioè non come un'immagine sonora accozzata alla meglio con un'im– magine visiva, ma, quale è nella natura, come una, interiorità viva e 1 palpitante. Questo difetto di plastica, sonora e di cubismo spirituale rende la parola insopportabile in un mondo d'immagini precise e ne fa una specie ùi vagula intrusa. Immaginate, s'è possibile, uno sfumato boschetto di Watteau nel bel mezzo d'un Canaletto. Sino a che la parola non avrà tecnicamente raggiunta la sua plastica precisione, la film parlante non sarà che la ,somma-, abba,stanza uggiosa, d'una pel– licola teatrale con un grammofono imperfetto. Ma, guastafeste intrusa fin che volete, la tecnica è abbastanza sen– sibile per avvertir subito il guasto e correre a.i ripari. Ella ha sentito immediatamente che l'immagine non parlava più il linguaggio della realtà immediata: .che 'SU quella rea.ltà aveva saputo ormai costruire tutto un originale mondo di s,pggestioni potenti, un'economia artistica insomma assolutamente nuova. La tecnica ha sentito con mirabile pron– tezza come, a meno di non voler distruggere la film, fosse ormai impos– sibile sovrapporre brutalmente il tempo realistico d'un dialogo al tempo 1,1uggestivo dell'immagine, tutto astratto eJcontratto. Di qui la necessità immediata di cercare anche nella parola e nel suono i valori simbolici : la necessità di creare anche per la parola e pel suono un'economia suggestiva, conciliabile ed armonizzabilè con quella dell'immagine. Ci si riuscirà? 'Gli esteti puri dicon di no, ma la pratica e il buon senso dicon di sì. Qualunque sia il ritmo spazio-temporale con cui un'azione si svolge, arrh-a l'attimo in cui la parola od il suono possono assurgere ad nna potenza suggestiva pari, se non superiore, a quella dell'immagine. Non si dimentichi che noi siamo creature ben più audi– tive che visive: e che spesso un suono ha per noi una profondissima virtù evocatrice che un' immagine non saprebbe mai avere. Quel che occorre <lunqué è un equilibrio delicatissimo fra i tempi dell'immagine e quelli del -suono, tale che la suggestione auditiva, intervenendo con artistica discrezione, non faccia, che approfondire la suggestione visiva. , Questo equilibrio cerca da un anno l'industria americana che sta compiendo un prodigioso sforzo d'adattamento per dare alla parola filmata la sua. realistica immediatezza e, nello stesso tempo, la sua potenza suggestiva. Pare che gli ultimi risultati sieno mirabili. Noi non abbiamo visto in Italia che una mezza dozzina di fono-films di cui soltanto una o due avevano qualche significato. Ma critici rispettabili che han visto di recente a Parigi Broadway Melody, una fono-film per– fezionata, dagli squisiti equilibri, gridano al portento. Pare che Broad– way Melody abbia convertito alla filni sonora anche gl.i esteti più re– calcitranti i quali cominciano già a riconoscere che non tanto la parola quanto la, sonorità in genere può da,re alla nuova film un incomparabile splendore. Accortasi di questo, l'industria restringe sempre più la •film par– lata a scopi prettamente commerciali, tentando di farne un succedaneo autonomo ed economico del teatro : e lancia invece alla conquista del mondo la film sonora in cui la parola è stata ridotta ai grandi mono– sillabi essenziali dell'amore e dell'odio, e la mu,sica prevale. E qui, non essendo più la musica in rapporto con la figura umana ma col BibliotecaGino Bianco

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