Pègaso - anno I - n. 3 - marzo 1929

354 S._ cl' Amico nunento, a umL vasta opera pratica, quella, I.l'organizzare e attrezzare la .Società degli Autori: la, quale, d'un piccolo istituto sfornito di m!)zzi, i;otto la direzione di lui divenne l'Ente potentissimo che tutti sanno, t1,rbitro vero della vita teatrale in Italia. Impresa a cui non era biso– gnato da meno delia sua tenacia, e del suo implacato galantomismo, in lotta con camarille grosse e piccole, con editori nemici, con inipresàri 1·estii, con comici ribelli, con la concorrenza straniera : lotta. combattuta ~u un terreno senza gloria, e durante la quale egli s'era visto sparire d'accanto, con un dolore non pfù consolato, i suoi anziani, Giacosa e Rovetta. · Poco prima che scoppiasse la guerra ebbe anche lui, come tant'altri commediografi malcontenti dell'inadeguatezza degli interpreti, la sua a,vventurà di capocomico. Ma quel' che effettivamente realizzò nella sua « Stabile milanese», non sapremmo clirlo di scienza diretta. Ci pare ~oltanto d'aver capito che, attraverso incarnazioni e trasformazioni di– verse, la sua còmpagnia non creò molto che avesse dm·evole influenza, sulJa scena italiana: fu un eccellente complesso ma di tipo tradizio– nale; fornito di belle scenograifie realistiche, e che svolse un repertorio ca.uto e pieno di dec01·0. l'ure, lo storico fantasioso potrebbe far nascere proprio da cotesta avventura la rivoluzione contro l'arte cara a: Marco Praga. Ché fu ap– punto lui, massimo esponente superstite della commedia borghese, a co– varsi la serpe nel seno ; e cioè a mettere in scena, con molta fede, il primo lavorò d'un auto1·e nuovo_ al teatro, Se non così di Luigi Piran– ùello (oggi ribattezzato La mgio1H:1 degl-i altr-i). ln verità, quello che stava succedendo Praga l'avvertì soltanto fra gli ultimi anni della guerra, e i primi del dopoguerra. Lo avvertì so– prattutto, col suo fiuto di probo amministratore, al sorgere in Roma d'una Società editoriale nuova, che s'annunciò costituita allo scopo di collocare sulle scene i prodotti d'un'arte nuova . .Praga negò subito che questa Società. avesse scopi estetici; previde che sarebbe stata nient'altro che uno degli odiatissimi tr,usts, il più potente e perciò il più pericoloso ; e, sebbene non fosse più né scrittore militante, né direttore cli compagnia, né capo dell'abbandonata, Società degli Autori, mosse in guerra contro i nuovi venuti. Ed esistono lettere, · una pubblica e che fece chfaf':so, ma molte anche confidenziali, di. quin– .èlici e venti facciate protocollo, in cui da quel 1918 Praga elenca, illu– stra, d:rJu.cida, tutti i danni del nuovo trust:. anzi, col rifiorire delle , l)Olemiche ~yonomiche non spente m3:i (e oggi meno di ieri, in questo campò), potrebb'essere isti·uttivo 1·ilegger le sue profezie, e veder quanta parte di ragione egli avesse. Ma poi, anche dandogli tutta, coteAta ra– gione, e'.ra ed è impossibile non accorgersi che, dietro al suo allarme, c'era una preoccupazione nmarnt, di cui forse egli per il primo non si rendeva ben conto: quella di veder tramontare l'egemonia d'un•·arte, della sua arte, di fronte all'avvento d'uno spirito tutto diverso. Non che, fino allora, l'intero teatro italiano fosse rimasto nel ciclo « borghese))' degli autori che ·abbian nominato, e dei loro epi- Biblioteca-Gino Bianco

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