Pègaso - anno I - n. 1 - gennaio 1929

ARGOMENTI. DEL TRADURRE. I grnci dissero «barbari» tutti gli stranieri. Ma, non fosse altro, appresero dagli egiziani, nella scultura-, nella archi1:ettura, e nella filo– sofia. Offersero l'esempio (che assume rilievo anche per la nostra scarsa cognizione delle fonti) di un rigoroso nazionalismo estetico; che, tutta– via, non escludeva la importazione e selezione di determinati canoni e modelli. Non escludeva, cioè, in una, condizione preliminare, quel che, nei riguardi letterari, si chiamerebbe «tradurre». Poco importa che le traduzioni non fossero scritte, e l'estassero in testa agli artisti che, su di esse, elaboravano forme nuove. Passando ad altre ci,viltà e letterature: la latina ed italiana, la fr::wioese, la spagnuola, l'inglese, ecc., delle quali possiamo indagare la formazion e e lo sviluppo attraverso testimonian7,e copiose: il corso na– turale e fata.le dell'appr,endere e del tradurre si documenta in modo irrefutabile. È vero che tut1:e le investigazioni sulle fonti, e tutte le librerie dei « comparatisti », non basteranno mai a spiegarci perché un'opera d'arte è quello che è; originale e diversa dalle opere da cui, in qualche misura-, procedette. Ma è altrettanto vero che la sua genesi av– venne sotto questi determinati influssi. E se ogni cosa è spirito e crea– zione, ciò vale anche per il fatto dell'accogliere certe suggestioni, e del prescegliere e meditare certi esemplari, ed interpetrarli in un nuovo linguaggio, tradurli. Ad un attimo di 1·ifl.essione, la inevitabilità del tradurre risulta dunque convalidata,. E moltiplicandosi e volgarizzaJ}dosi, nel mondo contemporaneo, curiosità, occasioni e scambi, e, proporzionalmente, la <J.uantità delle traduzioni, con vari intenti, prodotte, le condizioni e i riflessi di tale produzione interessano, per diversi motivi, molta gente. Fra i recentissimi segni di questo interesse, citiamo la lunga lettera di André Gide e And1't'>Thérive (Nouv. Revue Franç., settembre 1928); e l'inchiesta del Torchio (30 settembre 1928 e numeri segg.), echeggiata dalla 'l'ribima ed altri giornali. Il Gide, che rappresenta tendenze lette– rarie, a dir cosi, europeizzanti, soprattutto cerca come si possa mi– gliora-re la qualità delle traduzioni. Il periodico milanese, che non tra– scurnJido la dignità delle ve1-sioni, si p1·eoccupa che una propagazione troppo indiscriminata possa influire sul gusto del nostro pubblico e an-

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