Pattuglia - anno II - n. 3-4 - gen.-feb. 1943

Di fronte alla realtà A_ L esJfti1~e, t ':~1ili:he,co~fi~t!:~~~!~~ o tecniche che si fanno o si possono fore intorno al cinema italiano, sta per noi giovani un problema capitale, che pone oggi il film nostro davanti a tutte le orti, davanti a tutte le umane torme di espressione e di diffusione in una oosizionc di essenziale socialità che denunzia il carattere «esigenz·a• che la cinematogra ria ha ragggiunto nel - l'attuale organizzazione civile. Far <1ui la storia del cinema italiano sarebbe ben inutile, anche attraverso un suo rapido accenno. Tutti, chi più chi meno la conosciamo, molti di noi lo vivono e In sentono •con la più· entusiastica e ionestu partecipazione. Oggi la storia <lel cinema italiano, che é per la mirabile funzione nazionalistica del film la storia più o meno vera de11u ultima Italia, si trova, per volere del corso e ricorso dei logici eventi da cui la vogliamo difendere, ad una svolta decisiva. _Og~i, più che mai, oggi come non ma1, Jl cinema italiano t€:! di fronte alla reoltà. ad una realtà. Dire che il cinema italiano hn finora rispecchiato l'Italia non è ne polemico nè disfattista, è solo un'autentica e obbiettivo. consiclerazionc ormai assodata, per cui si riconosce nell'inderinito o mal definito, assetto sociale e dunque culturale dell'lt~lia, uno delle tante ragioni, la più importante, che hanno causato e causano la deficienza qualitativa della nostra cinematografia. La storia è a un bivio; essa, attraverso i suoi uomini su quale via scegliere; è probabile che già lo abbia fotto. Qualunque sin questa vrn, un tatto ò sicuro. ed è quello che a noi sta a cuore: bisogna che l'Italia sia almeno spiritualmente in linea, bisogna che le forze morali, intellettuali, artistiche della Nazione, di cui si riscontrano indubbi segni di risveglio siano più che mai degne della loro tradizione. Tradizione che è degna del suo nome solo in quanto sin continuità cli ri"oluzioni, o di movimenti spirituoli. Per questa conquista che l'Italia ha da compiere e pel cui raggiungimento non potranno conoscersi defezioni non potranno consentirsi perdoni o compromessi, il cinema, che è davvero, arte sociale sol quando 'è Arte, cioè questa specie di libro dei po\'eri, que- ·sta che è l'urte comunista nel senso più nobile e meno sovietico della parola, deve costituire per le masse nostre w.n appoggio morale un sostegno fo quella che sarù la dura lotta, del dopoguerra. Occorre poter non temere il dopoguerra. Il dopoguerra è sempre un'incop:nita, .e noi dovremo ~sservi preparati il più possibile. Ecco al cinema nostro assegnato il suo posto di combattimento, cccogli data la migliore possibilità di redenzione. Sono ancora una uoJta i giovani coloro cui si affida un pò di speranza, e anche un tantino di credito. Sono essi che devono agire, spregiudicatamente e con coraggio magari anche temerario qualora dovessero continuare a restar chiuse queHe famose porte mai del tutto aperte e i cui guardiani stanno ancora, privi di ;fa~isicshe:s~rc~!l~i: ~a s~;;~~~tc~ t:rn ~ si accusi di manganel1ismo -0 di romanticismo. Questi sono solo aspetti di quelle pure prettamente italiche posizioni di amore all'arte e alla Penisola. Siano ogg'i i giovani se stessi, e cioè coscienza morale, onestà coraggio. Siano addirituro. nel marasma morale che ci circonda, l'esasperazione, l'estremo di sè stessi. Là dove non può esserei purtroppo l'arte, esigiamo per ora almeno una cultura, un disinteresse, un'organizzazione soprattutto. Diamoci più che mai olle concezioni' di Fabbri: opere brutte, ma interessanti. Finchè ci troviamo sul piano della logica tutto ciò che si può, si deve pretendere. La guerra, idealmente, e forse anche ideologicamente definita se non esaurita, preannunzia nuove posizioni. Occorre perciò che il cinema sia dato ai giovani, a coloro cioè cui ma~gionnente spet• teno queste nuove posizioni, ma subito e in senso totale, senza più interessi o compromessi velati o meno, prima che sia, come per altre cose, irrimediabilmente tardi. Diamo via libera ai giovani togliamo loro il e morso :a, indidi MAURIZIO BARENDSON chiamo ad essi una vin che forse giù sentono come un traguardo da tagliare: l'avanguardia. Non la si vuole qui ·solo e tonto come quella di una rivegauche o <li un . Balet mecanique, ma ianche e ;5opratùtto come quella delle nostre idee, delle nostre aspirazioni, della nostra fede: avanguardia di forma senza formalismi. avanguardia di contenuto ~.enza contenutismi. avanguardia che sin in fine e in potenza, arte. Chi ha buon senso sorride del primato ufficiale che la nostra cinematografia hn raggiunto jn · virtù di un provvedimento di protezionismo politico commerdale. Chi ha intelligenza e fede sa che questo primàto dovrù ugualmente domani essere raggiunto a parità di condizioni però, con tutte le altre cinem4tografie, e che a questo metn non si può rinunziare per un attuale jncrescioso stato di fatto, che ha solo delle attenuanti, non delle giustifiche. I -problemi deJ cinema non hanno confini, e a quanto ha detto il Ministro i progressi americani sono notevoli, e certo mal compen·sati dal no- 'stro incerto e balbettante migliorainento. Con. Pnvanguardia intesn. sul piano polemico e sperimentale si arriva all'avanguardia finale, e che è l'arte stesso. Un mo,•imcnto jn tal senso si è avuto nel teatro in misura ben superiore al cinema: l'avanguardia è un'esigenza storicamente dimostrata: ce lo prova il teatro senza dubbio di sorto. t\lel cinema oggi questa esigenza è SO• lo sopita. 11 perchè tutti lo sanno, e sono i giovani che devono dimostrarlo. Ln causa della sua accennata disparità \'O riferita, oltrechè ad essenziali intrinseche necessità teatrali, al falso concetto .Che i più hanno al riguardo del cinema, considerandolo sul piano della !non.arte o sul piano del rivoluzionamento dell'arte. Non ci si accorge invece che l'intensità artisticocommerciale con cui il cinema ha vissuto in circa cinc1uant'anni gli ha permesso un inve~hrnmento e un imborghesimento di cui il film a maggior ragione e a maggior bisogno dovrà essere liberato, in quanto sono, quelli, prodotti, di una causa dannosa che si puntualizza più nello spirito che nel tempo. Il cinema, noi che lo « sentiamo :a e per esso viviamo, possiamo e dobbiumo dirlo, ha cooperato per certi noti difetti, di passività speUacolnre (Bontempelli, Huitzingu) ad atrofizzare negli uomini un gruppo di mezzi di percezione cstetico-intcllettuo.li. Noi sappiamo che ciò indebolisce lo spirito critico, il raziocinio. Perciò noi non crediamo, non abbiamo mai molto creduto u una cinematografia scientifica o didattica ed i film di propaganda ci fanno anche ridere. li cinema è art.e nuova, ma non nuova estetica. Alcune particolarità riguardano il rapporto con l'industria, particolarità che oltre ed essere sempre pienamente risolubili o favore dell'arte si restringono od alcune conSiderazioni in un certo senso politiche e come tali .relativamente contenutistiche C'he hanno poca o nessuna conseguenza sul normale sviluppo del vero mondo poetico. Il cinema potrà superare le sue nuove gravi deficienze cuiturt1li sociali solo • quando si sarà portato decisamente sul piano dell'arte, cioè dell'autonomia. Ad u.n'umanità in ntto di evoluzione occorre parlare con voce ,pura, e sincera. Il cinema, che di queste voci possiede il tono più alto, dovrà possedere anche la maggiore purezza e lo più spontanea sincerità. Solo cosi il cinema può obbedire realmente a un compito culturale e sociale, ad una !unzione di catarsi intesa in senso nuovo e rivoluzionario. Per poterlo chiamare arte collettiva e non più,. fatto collettivo occorre lavorare ancora molto. Siamo però sul piano dell'imperativo categorico, presi come siamo da una volontà di rivivere che ci coglie nel pieno della crisi. L'imperativo categorico di quei g:ovani che entrano e sempre più numerosi entreranno nei ranghi della produzione nazionale è uno solo, decisivo per la nostra cultura, per la nostra coscienza sociale e nazionale, impegnativo dunque colle sue finalità politiche ed estetiche, fino all'impossibile: avanguardia. MAURIZIO BARENDSON F AN_9NIMAAIHI OlfA,FIC_M!ll] .BoloF • p,·,zza Calderzni, 4 • Tel. 33-007 onuazrone KUTTI r -: ror r Edizioni di Il p ATTUGLIA Il È U B C o G. MANZÙ E R B E a cura di Gianni Testori Escono in questi giorni : APABLPOICASS P. ELUARD a cura di Marco Valsecchi GARRONE-PERSICO: EPISTOLARIO a cura di Mario:de Micheli In preparazione: V. BONICELLI: TRECONQUIST Raccon o Ogni volume di cui vengono tirate 299 copie numerate, è posto in vendita a L. 20 I prenotatori riceveranno ciascun volume a L. 1 S Si ricevono ancora prenolat.ioni per: Garrone - Persico: EPISTOLARIO Vittorio Bonlcelll I TRE CONQUISTE "PATTUGLIA., Sede Littoria F o r I I TEATRO DI 11 PATTUGLIA,, SONO USCITI: BENIAMINO JOPPOLO Ritorno ,li solitn11ine con una nota di PAOLO GRASSI GILBERTO LOVERSO Peccato 01·igi11ale con unn nota dell' A U T O R E ESCE IN QUESTI GIORNI GIANNI TE S T O R onici Due Atti IN PREPARAZIONE J E A N O r cou una nota di WALTER RONCHI e o e T E f e A U o con una nota di GIORGIO STREHLER Ogni volume L. 8 - Prenotazioni a "Pattuglia,, Sede Littoria, Forli f: uscito in ques'ti giorni il 2° numero di Pubblica, SPETTllCOLO mensìle dei Cina Teatri Radio Uuf Rllratto di uomo seduto • di Franco Rossi • Il fischio dl Adamu, • di Gilberto Loverso • llmHe - di Guilloume Apollinaire, Articoli di, Ravaglioli, Ronchi, Grassi, Aristarco, Guerrasio, Luzi, Bonranle, Frigeri, Ratto, Severini De Pisis, Ghirelli, Strehler, Benedetlu, Rossi. Morando. Inediti dl Ap1tla • (traduzione di G. Strehlor) • Setto mo\!lmeull di danza . di Broggni Bozzetti - di Luigi Veronesi . Sconograhe • di Gino Severini • Dls•• gol . di Filippo De Pisis. In tutte le edicole a L. 3.50 la copta PERITO TECNICO ELETTRO MECCANICO MONTI GASPARE EMILIO TUTTI GLI ACCESSORI PERMACCHINEELETTRICHE F O R L Ì VIA SOLFERINO1. (PzAZZADUOMO) TELEFONO N. 6019 WALTfl! RONCHI , responsabilt

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