l’ordine civile - anno II - n. 23-24 - dicembre 1960

OPINI.ON I E D-1.BA T TITI I· ·• Del Capo dello · Stato .I I . . I R_aggiunta affrettata111rente e male la sua unità politica, l'ltq,liq si dette come _ca~o di Stato un monarca ereditario cq_stitµ,z_ionale; le funzioni di questo monarca erano mol– t~p_lici: egli era il custode e garante dello Statuto o Costi– ty,_z_ione,il Capo dèll'Es~cutivo, l'equilibratore ed_ il con~ trollqre- ( attraverso la nomina dei senatori e dei giudici non– ch.,è il comando delle Forze Armate ecc.) dei poteri dello Stqto: aveva cioè molti più compiti di quanto oggi non 11,e abbia un monarca costituzionale. Fra questi la funzione di cqpo d~ll'Esecutivo si venne a perdere_ nella p·rassi costi– tuzionale e così venne ad attenuarsi la funzione di control– lJre de'i poter'i dello Stat_o; il monarca rimase però sempre, alJn:eno fi~o all'instaurazfone del regime fascista nel 1922, ilt cu~tode della costituzione ed il supremo arbi.tro ed equi- lib.ratore dei poteri dellq Stato. • •,., .Nel 1946 l'Italia con,un referendum -( in italiano, meglio: cc- plebiscito ») proclamò la decadenza della monarchia e. si dette pe_r_ :capo dello Stato un presidente da eleggersi ogni sette anni. La figura del presidente nella costituzione • del 1948 è simile, per certi lati, a quella del monarca quale la prassi costituzionale l'aveva configurata prima del 1922: il presidente è, cioè, l'equilibratore dei poteri dello Stat.o, ma.. al,. contrar.io del monarca,J.non ha su di ·essi alcun controllo n1mmeno ·larvato; è il garante· e custode deJla c ()Stituzione, per.ò. questa funzione divide con la Corte Costituzionale, or-. glÙ!,o di ·nuova creazione 'importato da oltre oceano e ne– cessario, almeno come funzione, dato il carattere rigido della nuova Cost·ituzione. Sono queste le uniche tradizioni italiane? 'Sono certamente le tJradizioni dell'Italia politicamente un;ita, m_a la . storia d' I t_4lia è • grazie ~l. cielo ,, 'f!i_ù l':"nga!_ Bisognera pero· nel· cons erare la tradizione costituzionale iialian~- rifarci al Basso Medio Evo poichè l'Epoca, cosi detta, Moderna, in quanto rispecchia un mutamento rispetto àl pcissato, è_ dominata d lle Signorie e Monarchie assolute· le·!quali rappresentano un degenerazione costituzionale iden– tificando come fanno lo ato con il suo capo, cosa contra– r~a all'ordine civile orga icamente e razionalmentè inteso nella traflizione classica cristiana. ·,. Nella 'storia costituzio e italiana del Medio Evo, tre Stati occupano· una posizione Rreeminente ·e finiscono per rap: presentare i tre filoni prircipali della nostra tradizione CO· st_it':"zionale . autoctona, pot,ch~ q"!'elle aell'!talia unita _sono <I.i·mportazione: belgo-ing esi prima, americano-francesi do– po_._ I tre Stati a cui /ace o. riferimento sono: Venezia, Fi- rèiize ed il Regno di Na oli. . Il Regno di Napoli f no alla do',ninazione spagnola ha rappresentato in Italia, s pratutto da Federico li in poi, la .continuità della tradizio e dello Stato Imperiale Romano. Il Regno Meridionale ven e costruito su· modello romano: monarchico, unitario, acce tratore, burocratico e legalitario, tutto ciò però su una bafe normanna, feudale e cristiana che ne temperò l'assolutis'f"o accentratore avvicinandolo per certi aspetti al regno medi0evale inglese. La tradizione costi– tuzionale meridionale è d~nque razionale ed impermeata di un forte senso dello Statot inteso sopratutto come organiz– zazione giuridica. Per qu4to riguarda il capo deUo Stato il Regno meridionale ha u a tradizione monarchica, tempe– ratfl secondo gli schemi • dali, dove però il re, dato l'in– flusso dell'idea imperiale romana ha una funzione preemi– nente e sovrana, di vera 'autorità, che gli altri monarchi feudali. certo non avevano o che comunque acquisirono assai più tar,J,i; sotto l'influsso appunto del diritto romano, ma in forma piif sacrale e meno cc civile», basata cioè più sul ca– rattere _sacro del re •cc unio del Signore » che. del re inve-' stito per natura stessa delle co·se del civile imperium. La. tradizione fiorentina che è poi la quintessenza od il fiorire -co_nipleto. della. esperienza costituzionale di tutte le repuqbliche cittadine del centro e nord d'Italia, rappresen– ta_ iµ.vecè qualcosa di nuovo, anche se come esperienza co– stituzionale trova il suo parallelo nella polis greca . e nella Rf>1;na repubblicana. Firenze sente profondamente l'esigenza della partecipazione del popolo al governo della cosa pub– blica e soprattutto la partecipazione al potere del popolo intesq· non genericamente o meccanicamente, ma come au– tore attivo e creatore della vita comunitaria. Firenze è, aJ_merio_ come co~cezione, consacrata definitivamente dal Sa– vonarola, una democrazia organica dove lo Stato è una unio– ne (.non ·coalizione) di tutti attraverso i corpi intermedi, le Arti., che qualificano il cittadino secondo ciò che gli è più • n:aturale: l'attività lavorativa. L'esperimento fiorentino non riuscì' a causa della sua contraddizione interna: partecipa– zione del popolo al governo a Firenze, ma esclusione dalla cosa pubblica, almeno· al di fuori di stretti limiti, delle popolazioni e città del contado fiorentino. Per quanto ri– guarda_ la figura del capo dello Statò, di colui cioè· che « incarna ii· lo ·stato, Firenze non ha molto ·da dir·ci. Le magi– strature fiorentine furono ·collettive e spesso a·ceifale. La Si– gnorià, cioè il supremo collegio, aveva, è vero, un suo capo: il Gbnf aloniere ma questi era più un primus inter pares che una figura autonoma ed indipendente. Si può dire appunto che se Firenze riuscì nelle sue assemblee non riuscì nel suo goverr,,o o meglio nell'organizzazione dei supremi poteri dello Stato, ·e· la crisi fioren.tina fu appunto una crisi· di governo che Firenze vanamente cercò di sanare ricorrendo anche , all'esperienza veneziana. Venezia, il' più perfetto, formalmente, fra gli Stati ita– liani, è anch'essa un'esperienza nuova che in parte.può tro– vare il suo parallelo nella Roma repubblicana con però una migliore organizzazione dei pubblici poteri ed una ben altra stabilità di gov_erno. Venezia insegna che l'esercitare il potere è mestiere altamente difficile per il quale bisogna esser.è' preparati da un severo tirocinio e che il potere deve essere esercitato non egoisticamente e faziosamente ma a favo re di tutti,· ma sopra ogni cosa, che il potere è pericoloso e perciò va controllato. L'esperienza costituzionale veneziana • imitata· con più o meno successo da vari Stati italiani si. incentra sul principio della divisione dei poteri e sulla effi– cienza della funzione di governo che solo un'élite preparata può procurare. In quanto al Capo dello Stato Venezia ci dà attraverso il Dogato un'istituzione unica che se ·per un verso si rifà alla monarchia elettiva medioevale e classica, per un altro si rifà, come esercizio di potere, alla monarchia co– stituzionale moderna ed alle forme repubblicane colle~tive dei Comuni italiani: in quanto il Doge nell'esercitare le sue funzioni era assistito dai sei Consiglieri ,Dogali. Si può dire dunque che sul piano dell'cc incarnazione ii dello Stato, . cioè della sua efficace simbolizzazione attraverso la figura del Capo dello Stato, le due tradizioni italiane valide sono quella veneziana e quella siculo-napoletana. Firenze, come abbiamo visto, non risolse mai definitivamente il suo pro– blema di governo e con esso il problem'à della simbolizza– zione della comunità statuale, come non riuscì mai ad _uscire

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