l’ordine civile - anno II - n. 23-24 - dicembre 1960

pag. 24 st'aurare ·una unione economica e po• litica. Evitare l'eventualità della definitiva divisione dell'Europa Occidentale in due tronconi è per la Gran Bretagna una necessità sempre più ·pressante se si pensa al grande ·sviluppo economico in atto nei Paesi, della CEE, sviluppo che si ritiene debba continuare a ritIµo più veloce di quello eh~ i calcoli più ottimistici lascino prevedere per l'eco– nomia inglese. Dello sviluppo economico nell'ambito della CEE terranno senz'altro conto • anche gli .Stati Uniti che sembrano già manifestare orientamenti politici in fa. vore. dei ccSei ». In Gran Bretagna la esigenza di non rimanere isolati ed esclusi non è senti– ta soltanto d~l Governo ma anche da una sempre più larga parte dell'opi– nione pubblica mentre il mondo degli affari si va orientando nel senso di incrementare la sfera •delle attività nei Paesi .della CE:E. - I maggiori ostaeoli che si frappon– gono alla conclusione di un accordo fra i Sei ed i Sette sono in gran parte gli stessi che impedirono alla Gran Bretagna di partecipare al Mercato Comune, in quanto è là Gran Bretagna l'anima dei Sette, alcuni dei quali, -d'altra parte, avrebbero, dal punto di vista economico, .tutto l'interesse ad entrare nel Mercato Comune stesso. Le decisioni del Governo inglese era– no state dettate dalle seguenti consi– derazioni: ess.ere preminente interesse della Gran Bretagna non abbandonare il sistema preferenziale del Common– wealth ed evitare di. mettérlo anche soltanto in pericolo; salvaguardare la delicata posizione dell'agricoltura in– glese; non aecettare impostazioni poli- .tiche del processo di inte~razione Eu– ropea. Queste considerazioni vengono avva– lorate e non sminuite se ci si prospetta un più largo accor,do fra CEE ed EFTA. I- problemi concernenti l'agricoltura si complicano: tanfo' per citare un esempio la Danimarca è una grande esportatrice di prodotti agricoli e mol– ti Paesi si troverebbero in difficoltà • a liberalizzare· nei suoi confronti. La ·posizione neutrale della Svizzera, dell'Austria e' della Svezia aggiunge perplessità non trascurabili a chi si trova di fronte ad un approccio poli– tico dell'integrazione. Da tutto ciò non può non nascere un certo scetticismo circa là possibi– lità attuale di eliminare la divisio:p.e tra CEE ed EFT A. Anche se, come si è. recéntemente affermato, la Gran Bretagna non è più così strettamente legata al sistema pre– ferenziale, i Paesi del Commenwealth non sembrano affatto disposti a rinun– ciarvi ed in tal senso si sono pronun– ciati alla Conferenza dei Ministri del Commonwealth i rappresentanti della Australia, della Nuova Zelanda, del Canadà ed anche di altri Paesi.· D'altra parte il timore che una ri– nuncia alla libera importazione di com- rùestibili e màterie· prime possa avere una influenza notevole sui costi di produzione e sui prezzi _in Inghilterra non· sembra del tutto infondato. Per quel che riguarda l'integrazione agricola, le recenti ,difficoltà che i ccSei » hanno incontrato, specie in se– guito alle tesi dilatorie della Germania federale, .pongono sì in secondo piano le· difficoltà che eventualmente si in– contrerebbero in s.ede di negoziati tra CEE ed EFTA, ma non le rendono certo meno gravi. In quanto ai p..rohlemi posti dall'ap– proccio politico, bisogna riconoscere che la situazione nori è più chiara. --La Francia che·. prima' si opponeva all'ingresso .dell'Inghilterra nel MEC, sia per ragioni economiche che per ra– gioni politiche, si. trova ora in una posizione diversa. ILrafforzamento del- 1' economia francese ha· tolto molta for– za aHe ragioni di .caratt-ere economico, mentre la posizione di. forza economi– ca e politica c_:he la Germania va ormai assumendo dovrebbe orientare la Fran– cia in senso favor;vole all'ingresso del- 1'Ìnghilterra. Quest'ultima non solo po– trebbe bilanciare l'influenza tedesca, ma potrebbe rivelarsi una preziosa àl– leata della nuova politica di De Gaulle. Se la Francia non vuole una integra– zione polìtica neÌl'ambito del MEC, ma una totale riorganizzazione della NATO perchè ?~trebbe ostacolare il j} l'ordine civile i:aggiungimento \,di un accordo con la I' Gran· Bretagna? La Germania dal canto suo vorrebbe ottenere l'aiuto inglese nella questione vitale di Berlino ed alcuni atteggia– menti hanno fatto pensare che a Bonn si veda di buwi occhi_o !.'eventualità dell'ingresso inglese nel MEC. Ma può ' la Germania sottrarsi alle allettanti prospettive di primato che .le crescenti sue ricchezze le indicano fatalmente? Queste le ,difficoltà sul piano poli– 'tico-economico generale: -forse conclu– sioni. più ottimistiche si potrebbero trarre dall'esame particolare dell'aspet– to strettamente commerciale della que– stione .. Lo sviluppo attuale del commercio intra-europeo sembra dimostrare infat– ti che la costituzione dei due gruppi CEE ed EFT A non ha per ora pro– vocato gravi distorsioni alle correnti commerciali. E' da ritenersi però che tali distorsioni saranno soggette ad ac– centuarsi quando si sarà proceduto ad ulteriori disarmi doganali. A questi danni si può rimediare fin d'ora ed il lavoro ,è intenso nei circoli résponsabili per preparare gli - stru– menti più . adatti. Alla base di ogni successo in questo campo sta però sempre la volrintà politica dei go– verni di superare le difficoltà tecniche, siano esse secondarie o no. F. M. LETTURE Moravia e la crisi del romanzo In una società; come l'attuale, carat– terizzata prof ond<tmente da aporie spi– rituali, da .lacerat.ioni dolorose, da in– sufficienze umane: dai misconoscimenti dei fìni naturali dell'uomo, l'alienazio– ne sembra l'emblema che contraddi– stingue la nostra 'cultura in gen•ere ed il romanzo in particolare. Non si crede p·iù nella reaftà ogget• . tiva, non si .credé nell'uomo, quasi un bisturi crudele abbia reciso il cordone ombelicale· che --nel passato legava la creatura al suo prossimo, alla società. Da questa interruzione di un rappor– to che legava indisso.lubilmente il poe– ta; il narratore, quindi un uomo ( "cre– devo di trovare un poeta, ed ho trovato un uomo" ebbe a dire Pascal) con nodi umani ed affettiv"i ad un altro uomo e che altro non eràno se non un atto d.i fede nella personà- umana e nel suo de– stino, sc;mo discese, a rigor· di logica, e ci;mfortate poi dalla sopravvenuta real– tà elfettuale, due ·conseguenze, che sono due costanti nel mondo del romanzo da una parte il narratore, in una società sconsacrata ove l'incomunicabilità del,- • l'interiorità dei sentimenti, • questa as– surda impossibilità di vivere coralmen– te, ha decretato scientemente la morte del personaggio, ·inteso come creatura che, pur essendo 'parto di fantasia del- l'autore, tuttavia sul piano della resa artistìca viveva una sua vita autonoma fino, a volte, a prendere la mano stessa : • di chi gli aveva dato la vita, caratteriz– zato da una sua volontà, da un suo agi– re, da un proprio sangue in cui si rico_– nosceva integralmente .la sua dimensio– ne umana. In altri termini, era un uomo che creava un aitro uomo e. questo atto creativo ( e questa proli/ erazione· di personaggi) era un fatto di orgoglio e di amore e, come tali, contraddistin– guevano un'epoca ed una società. Dall'altra parte, avendo lapidato il personaggio, l:uomo, sulle scale dei templi ove si celebravano, di volta in volta, i riti prof.ani come omaggio al– l'Uomo antropocentrico, ablatò dalle fi• nalità religiose, alla Ragione, alla Na– tura, cominciò -a delinearsi -ed a pren- • ' dere una propria dolorosa, inquietante {isionomia il rovesciamento dei valor.i che hanno accompagnato su un piano inclinato __:. ed a tutt'oggi non è dato. ancora sapere dove e qua;;,do troverà ( se lo troverà) uiia stabile acclarazione - la crisi della narrativa lungo un arco di tempo più vasto di quel che si po– trebbe sospettare. La naturale soluzione di ricambio al– la scomparsa malinconica del personag– gio 'dalle pagine .. del nostro romanzo è

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